Con 199 sì e 74 no il Parlamento greco ha approvato questa notte le pesanti misure d’austerità che portano al prestito Ue da 130 miliardi di euro. Il voto dei parlamentari è stato anticipato dagli interventi dei vari leader politici: quello di Antonis Samaras, di Nea Dimokratia, e di Giorgos Papandreou, ex premier e leader del Pasok. Il primo ha detto chiaramente che l’approvazione «è una questione di disciplina di partito. Chi si oppone alle misure non sarà candidato alle prossime elezioni», mentre il secondo ha avvertito che «se non accetterete questa sfida, i tagli saranno ancora più pesanti, il sistema bancario crollerà e il livello di vita dei greci cadrà a picco». Poco prima aveva parlato anche il primo ministro greco Lucas Papademos: «Tutti sappiamo che la storia ci giudicherà e se non sapremo tenere il Paese in piedi la storia non ci giustificherà», ha detto il premier. «So che per molti di voi il voto di oggi esige una scelta estremamente difficile e forse costituisce una vera e propria prova politica e morale. Oggi però siamo tutti chiamati a prendere una decisione di importanza fondamentale per il futuro del Paese e siamo chiamati a confermare il salto compiuto dai leader dei partiti che hanno appoggiato il mio governo. In caso contrario la Grecia scivolerà in una disordinata bancarotta», ha annunciato drammaticamente Papademos. Così ecco che prende il via il piano di austerità, che prevede innanzitutto, come detto, i 130 miliardi di euro da parte dell’Unione Europea che permettono così alla Grecia di affrontare la prima tranche di scadenze, previste per il prossimo 20 marzo. Il settore pubblico subirà poi un taglio di almeno 15 mila addetti, lo stipendio minimo passerà da 751 a 600 euro e sono previste inoltre liberalizzazioni delle leggi sul lavoro. Ma mentre il Parlamento discuteva l’approvazione del piano, Atene veniva messa letteralmente  a ferro e fuoco dai manifestanti scesi in piazza per protestare contro le norme previste:  numerosi black bloc sono giunti in piazza Syntagma nel tardo pomeriggio, organizzati come un esercito e coperti da passamontagna neri.



Il caos è esploso immediatamente e la situazione è degenerata: le immagini mostrano incendi sparsi un po’ ovunque, edifici e auto dati alle fiamme, scontri corpo a corpo in mezzo alla strada e lancio di pietre, bombe carta e molotov in direzione dei cordoni di polizia in tenuta antisommossa, che hanno risposto con lacrimogeni e manganellate. Alla fine si registrano oltre sessanta feriti tra agenti e manifestanti e un numero imprecisato di arrestati. «Il vandalismo e la distruzione non hanno un posto nella democrazia», ha detto Papademos in merito agli scontri fuori dal Parlamento.

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