Sono in mano talebana, starebbero bene e, a breve, saranno fornite notizie sul loro conto. Presto, infatti, il gruppo talebano che ha rapito il cooperante italiano Francesco Lo Porto e Bernd Johannes, collega tedesco, diffonderà un video. Nel filmato, che sarà messo in rete, con ogni probabilità entro la settimana prossima, saranno mostrati i due sequestrati ed effettuata le richieste da parte dei rapitori. Lo hanno rivelato, all’agenzia tedesca Dpa, fonti anonime talebane. In particolare, i due sarebbero nelle mani del gruppo capeggiato da Hakimullah Mehsud, leader di Tehrik-e-Taliban Pakistan. Si tratta di una sigla sotto la quale si radunano svariate associazioni terroriste alleate di Al Quaeda e operanti tra il Pakistan e l’Afghanistan. Il medesimo gruppo avrebbe rapito il primo luglio scorso una coppia di cittadini svizzeri, David Och di 31 anni e Daniela Widmer di 28. A settembre era stato diffuso un video con le loro richieste. «I nostri fratelli nel Punjab li hanno catturati e li hanno trasferiti incolumi nel Waziristan del Sud, da dove sono stati poi portati nel Waziristan del Nord. Ora sono con il gruppo di Hakimullah Mehsud», ha dichiarato una delle fonti presentatasi come un come un comandante talebano. I due erano sati catturati mentre stavano tornado nella propria abitazione dopo esser stati nelle zone alluvionate di Qasim Bela, nei pressi di Kot Addu. Quest’ultima è una città dove, il 23 gennaio, 4 persone sono state messe agli arresti perché sospettate di rapimento a scopo di estorsione.
Capire che fine abbiano fatto i due potrebbe essere estremamente complicato. La settimana scorsa, infatti, Ihsanullah Ihsen, portavoce del gruppo che fa capo a Hakimullah Mehsud, aveva effettuato delle dichiarazioni di segno opposto. Aveva, infatti, affermato che i due non fossero nelle loro mani né che avessero idea di che fine avessero fatto. Nel frattempo, la situazione del Paese è resa complicata dalla recenti vicende politiche. La Corte Suprema pakistana ha, infatti, rinviato a giudizio il premier, Yousuf Raza Gilani, accusandolo di oltraggi. Si sarebbe, infatti, rifiutato di riaprire un caso di corruzione contro il presidente, Asif Ali Zardari.
Se condannato, il premier rischierebbe 6 mesi di carcere e la perdita della carica. In particolare, il presidente Zardari è sospettato di aver utilizzato conti in Svizzera per riciclare 12 milioni di dollari di tangenti. Gilani si è rifiutato di applicare un’ordinanza risalente al 2009 in cui si chiedeva alla Confederazione Elvetica di riaprire un’inchiesta contro Zardari. Gilani sostiene che il presidente goda di immunità e che non vi siano altre motivazioni differenti da quelle politiche.