Per uscire dall’impasse, gli attori coinvolti sembrano aver trovato una strada condivisa. Cina e Russia, i principali sponsor della Siria, fino ad oggi non sembrano essere intenzionati ad un’azione di forza che metta in ballo l’Onu, il Consiglio di Sicurezza e i Caschi blu. Le due superpotenze dispongono del diritto di veto e, sino ad oggi, non è stato possibile giungere a risoluzioni vincolanti, salvo dichiarazioni di principio che non hanno visto il loro voto. Hanno, inoltre, deciso di non sostenere la conferenza degli “Amici della Siria”, una compagine internazionale che si sta dando appuntamento oggi a Tunisi per individuare le strategie da adottare per giungere alla pacificazione e alla defenestrazione del regime; ma di cui non fa parte, ovviamente, alcun rappresentante ufficiale del governo di Assad, condizione indispensabile, secondo Mosca e Pechino, per supportare l’evento. Nel frattempo, nel corso della Conferenza, il tunisino, Mouncef Marzouki, ha fatto sapere che l’organismo chiede «l’invio di una forza araba per portare la sicurezza e permettere l’arrivo degli aiuti umanitari in Siria». Marzouki, inoltre, ha chiesto «alle forze di opposizione di unirsi e di avere tra le sue priorità l’unità del popolo siriano. Dobbiamo aiutare la Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad».
Ma Cina e Russia si tengono in disparte. Nonostante da mesi il regime di Assad si sia contraddistinto per particolare efferatezza e ferocia. Sono ormai, infatti, migliaia le vittime delle repressione, molte venute meno in seguito alle torture in carcere. Tra loro, ci son anche molti bambini. Ebbene: nella notte, con l’avvallo, questa volta, anche di Russia e Cina, il segretario generale della Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha comunicato al suo predecessore, Kofi Annan, la nomina a mediatore per la Siria; il mandato gli è stato conferito con maggioranza amplissima, di cui fanno parte, oltre alle Nazioni Unite, la Lega Araba. Nel frattempo, il bilancio delle rappresaglie di oggi, ammonta a 42 persone uccise. Cinque di esse sono bambini e adolescenti. E’ quanto hanno fatto sapere i Comitati di coordinamento locali degli attivisti anti-Assad.
Nel frattempo, la Croce rossa h fatto sapere che il regime non sembra manifestare alcuna intenzione di giungere ad una tregua. Neppure per riuscire a calmare la situazione per risolvere l’emergenza umanitaria.