George Clooney è finito in manette. Non per qualche eccesso da attore hollywoodiano, come succede spesso nell’ambiente del cinema, magari per qualche disputa a base di donne. L’attore da anni residente in Italia si trovava invece a una marcia di protesta a Washington, davanti all’ambasciata del Sudan. La protesta, di cui Clooney era uno dei promotori, aveva come oggetto il presidente del Paese sudafricano Omar al-Bashir responsabile secondo i manifestanti di aver bloccato l’arrivo di cibo e medicinali nella zona delle Nuba Mountains nel sud del Paese. Alla protesta hanno preso parte altri personaggi, ad esempio Martin Luther King III, il presidente del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) e anche esponenti del partito democratico e di quello repubblicano che di recente erano stati in visita nelle zone del Sudan denunciando la grave situazione. Secondo le denunce, nella zona si starebbe applicando un vero e proprio genocidio di massa, una campagna di pulizia etnica. Di fatto, quello dell’arresto dell’attore era qualcosa di pianificato in un certo senso, per attirare l’attenzione sulla manifestazione stessa. Lo stesso Clooney aveva detto che auspicava un suo fermo e così è stato: sorridente, è stato ammanettato e portato via insieme ad altri due manifestanti. Il gruppetto aveva nelle mani un cartello con la scritta “Sudan: Stop Weapons of Mass Starvation”. Nelle sue parole, Clooney aveva dichiarato che se entro tre o al massimo quattro mesi non si prenderanno provvedimenti contro il Sudan, si assisterà a un autentico disastro umanitario. Da tempo l’attore è impegnato in una campagna di sensibilizzazione contro quanto avviene nel Paese africano, Aveva anche testimoniato davanti al Congresso americano per denunciare la “campagna di assassinii” che starebbe avvenendo in Sudan: sarebbero in atto bombardamenti quotidiani sulla popolazione al confine con il Sud Sudan, che da poco tempo si è diviso dal resto del Paese proclamando l’indipendenza. “Abbiamo visto bambini colpiti da schegge, compreso uno di nove anni che ha perso entrambe le mani” aveva denunciato l’attore, il quale si era recato più volte in Africa. Colpevole di questa situazione è il presidente del Sudan insieme al suo collaboratore Ahmad Harun e il ministro della Difesa, Minister Abdelrahim Mohamed Hussein colpevoli anche dei massacri nel Darfur. Nella sua testimonianza al Congresso, Clooney aveva con sé esponenti come il vescovo anglicano Andudu Adam Elnail, che è di etnia numa e viene da Kadugli, e Omer Ismail, attivista dei gruppi musulmani che si battono in Darfur per il rispetto dei diritti umani.
“Le stragi non avvengono solo in Darfur ma anche in altre regioni del Sudan perché il regime usa i mezzi militari contro ogni etnia che non si sottomette totalmente” ha aggiunto l’attore.