Domenica scorsa Vladimir Putin ha ottenuto il terzo mandato al Cremlino vincendo le elezioni al primo turno raggiungendo quasi il 64% delle preferenze. Una vittoria a cui è seguito il discorso, davanti a centomila sostenitori sotto le mura del Cremlino, con tanto di lacrime (per il freddo, non per la commozione, come ha riferito lo stesso Putin successivamente): «Vi avevo promesso di vincere, e noi abbiamo vinto in una lotta aperta e onesta – aveva detto l’ex agente del Kgb davanti alla folla in tripudio -. La nostra gente è in grado di distinguere il desiderio di rinnovamento dai tentativi di organizzare le provocazioni politiche per distruggere l’ordinamento statale e usurpare il potere». Al termine delle operazioni di scrutinio l’opposizione si è subito scagliata contro l’uomo dagli occhi di ghiaccio, accusandolo di brogli e inganni a suo favore. In particolare sono stati proprio gli osservatori dell’Osce e del Consiglio d’Europa ad aver registrato le più numerose irregolarità soprattutto durante lo spoglio delle schede. Il premier russo risponde però alle accuse ammettendo l’esistenza di diverse violazioni e affermando di non voler passare sopra tali dubbi, intenzionato a verificare ogni eventuale irregolarità nel corso delle elezioni presidenziali: «Ci sono state violazioni. Dobbiamo identificarle tutte, eliminarle, e fare in modo che tutti ne siano al corrente», ha detto Putin durante un convegno di avvocati a Mosca, aggiungendo di contare molto «sul massimo del controllo e del monitoraggio della situazione». Intanto si delinea il bilancio finale degli scontri durante la manifestazione di protesta proprio contro l’elezione di Putin: nella giornata di ieri sono infatti scese in piazza Puskin oltre 25 mila persone in un corteo non autorizzato. Dopo le prime richieste della polizia di sgomberare la zona, puntualmente ignorate, si è passati agli scontri, conclusi con il fermo di 620 persone. Tra loro anche gli attivisti Aleksei Navalny, Ilya Yashin e Sergei Udalov, rilasciati nella giornata di oggi.
Per sabato è poi prevista una nuova mobilitazione, annunciata da Sergei Udaltsov, uno dei leader della protesta fermato anch’egli ieri: « Se non verrà concessa l’autorizzazione alla manifestazione, il comitato organizzatore deciderà cosa fare», ha detto l’attivista.