Franco Lamolinara è stato ucciso. L’italiano era stato rapito il 12 maggio dello scorso anno in Nigeria, dove si trovava per lavoro, insieme a un collega inglese. Oggi le teste di cuoio nigeriane hanno tentato un blitz per liberare i due ostaggi, ma nello scontro a fuoco Lamolinara è rimasto ucciso in circostanze ancora non chiare. A comunicare la notizia il primo ministro inglese James Cameron che ne ha parlato direttamente al nostro capo del governo Monti che stava rientrando in Italia da un incontro tenuto a Belgrado. Il coinvolgimento di Cameron è spiegato dal fatto che le forze di sicurezza nigeriane sono intervenute insieme ai soldati inglesi che cercavano di liberare l’ostaggio britannico di cui al momento non si conosce la sorte. Pare che nelle ultime ore si fosse resa necessaria un’accelerazione delle operazioni. Si temeva, infatti, che le sorti dei due potessero essere messe a repentaglio dal declinare egli eventi. Del blitz, le autorità italiane sono state avvertite solamente una volta che le operazioni si sono concluse.
Il presidente del Consiglio Mario Monti, anche a nome del governo, ha espresso commossa partecipazione al cordoglio e sentimenti di «profonda solidarietà ai famigliari per la tragica scomparsa dell’ingegner Franco Lamolinara». Si conclude così in modo del tutto tragico la vicenda del lavoratore italiano rapito nel 2011 a Brikin Kebin. I due erano impegnati in una società di costruzioni sita nel nord ovest della Nigeria dove svolgevano attività come ingegneri. Uomini armati erano entrati nel corso della notte mentre dormivano nel loro alloggio. Il rapimento era caduto, almeno come notizie di fonte ufficiale, un po’ nell’oblio nel corso dei mesi: non era certo il primo caso di rapimento di lavoratori stranieri in Nigeria, dove si aggirano molte bande armate di criminali che utilizzano il rapimento per chiedere riscatti. La ditta per la quale i due ingegneri lavoravano era la Stabilini Visinoni Limited fondata da italiani in Nigeria circa quarant’anni fa. Erano impegnati nella costruzione di una banca nella città di Birnin Kebbu capitale dello Stato di Kebbi.
Tra l’altro i rapimenti in questa zona sono abbastanza rari perché si concentrano nella zona petrolifera della Nigeria dove ci sono molti lavoratori stranieri. Nel sequestro erano rimasti coinvolti anche un ingegnere nigeriano, rimasto ferito da colpi di arma da fuoco e un collega tedesco che, tuttavia, era riuscito a fuggire all’esterno.