La Grecia della disperazione. Una situazione di collasso economico e umano che ha pochi precedenti nell’Europa degli ultimi sessan’anni e di cui non si vede ancora alcuno sbocco, anzi. Il Paese potrebbe uscire dalla Unione europea e dall’euro. Sarebbe la prima volta che uno Stato membro è costretto ad abbandonare la comunità, segno di un fallimento della comunità stessa. Alcune voci sostengono addirittura che si sarebbe già cominciato a ristampare la dracma. In questo quadro c’è chi cerca di fare, nel suo piccolo, anzi piccolissimo, qualcosa per aiutare. IlSussidiario.net ha contattato padre Andrea Voutsinos, vicepresidente della Caritas nazionale e vicedirettore della Caritas di Atene, per farci raccontare che cosa si sta facendo per aiutare chi è messo peggio. Tenendo conto che i cattolici in Grecia rappresentano appena lo 0,5% del popolazione totale e che i rapporti con la chiesa ortodossa non sono mai stati molto buoni. “La Caritas greca” ci ha detto “nasce come sostegno ai rifugiati e agli immigrati clandestini che in molti si trovano nel nostro Paese, terra di passaggio dall’Africa o dall’Asia verso l’Europa occidentale. ma dopo la crisi che ha sconvolto la Grecia ci siamo dovuti per forza di cose cominciare a occupare anche delle famiglie greche”. Una situazione difficilissima, quella di questi ultimi tempi: “Tanta gente è completamente disperata, i nostri giovani lasciano la Grecia per cercare lavoro all’estero, il numero delle persone che si uccidono è sempre più alto. La situazione è molto grave. Io sono ottimista, ma la gente non lo è altrettanto”.
Padre Andrea, ci racconti il vostro impegno.
In questo momento di crisi ogni giorno peggiore, noi come Caritas abbiamo in funzione una mensa nel centro di Atene in cui diamo da mangiare a più di trecento adulti e a una ottantina di ragazzi con meno di 8 anni, tranne il sabato e la domenica perché l’azienda che ci ospita chiude nel weekend. Inoltre ogni mese diamo una borsa con dei viveri a famiglie greche e famiglie di rifugiati che non riescono a fare la spesa.
Vi occupate solo di cittadini greci?
No anzi, il nostro progetto Caritas era nato come aiuto ai rifugiati e ai clandestini stranieri che si trovano in Grecia in attesa di ricevere i visti per andare in Occidente. Ovviamente da quando è scoppiata la crisi in Grecia abbiamo cominciato a occuparci anche di famiglie greche.
Cosa intende esattamente per rifugiati?
Rifugiati nel senso di clandestini che non hanno nessun lavoro e nessuna casa, oppure dormono in venti in una stanza. Cerchiamo di aiutarli come possiamo, però la difficoltà è che la chiesa cattolica in Grecia è una minoranza assoluta, non abbiamo la possibilità di fare di più.
Qual è la realtà della chiesa cattolica greca in termini numerici?
I cattolici di nazionalità greca sono circa 50mila in tutto il Paese, però si contano diverse migliaia di cattolici che negli ultimi anni sono giunti da noi ad esempio dalle Filippine o dalla Polonia, tanto che il numero complessivo dei cattolici in Grecia supera le 200mila unità. Ad Atene ce ne sono alcune migliaia, di cui molti sono cattolici italiani, spagnoli, francesi e americani che lavorano nella comunità europea. Di questi cattolici che infine sono in grado di dare un aiuto materiale il numero è davvero piccolo. Nonostante questo, la Caritas viene sostenuta grazie a loro.
I viveri per la vostra mensa chi ve li dà? Lo Stato fornisce qualche aiuto?
No, lo Stato non ci aiuta in nessun modo. Alcuni anni fa il ministero degli Esteri ci ha dato una mano, però adesso ha smesso. E’ la chiesa cattolica con le sue parrocchie, alcuni privati e alcune agenzie non governative a fornire tutto il sostegno concreto alla Caritas.
La Caritas internazionale vi offre qualche sostegno? Quella italiana?
Fino ad adesso, no. Solo la Caritas spagnola ci aiuta da anni con un piccolo sostengo. Come Caritas di Atene abbiamo un programmi molto impegnativo. Andiamo ad esempio a fare visita ai carcerati, tutti stranieri, aiutiamo persone della terza età. In tutto questo lavoro a sostenerci materialmente è la sola chiesa cattolica. Abbiamo avuto qualche incontro con la Caritas italiana per vedere in che modo potrebbe aiutarci, ma al momento non si è concluso ancora nulla di concreto. Speriamo che qualcosa si possa concretizzare. Per fortuna, di recente si sono mosse due organizzazioni private che non si trovano in Grecia, ma sovvenzionate da due armatori greci, che hanno cominciato ad aiutarci fornendo il cibo per sostenere cinquanta famiglie greche. Speriamo di essere in grado di poter continuare, le difficoltà son gravi. Non è solo Atene ad aver bisogno, ma anche i cattolici che vivono nelle isole come Corfù e Salonicco.
Siete in grado di dare anche ospitalità notturna? Avete dei posti letto da mettere a disposizione?
No per il momento no. E’ un progetto che vorremmo mettere in pratica, ma al momento non ne abbiamo la possibilità, non abbiamo soldi, non possiamo fare progetti di questo tipo come dare un posto letto a chi vive per strada. Dobbiamo cominciare tutto da zero.
Come sono i rapporti con la chiesa ortodossa? C’è qualche tipo di collaborazione in comune?
No, non esiste nulla. La corrispondente della Caritas internazionale è andata anche a Roma per fare un incontro, hanno promesso collaborazione, ma era lo scorso mese di febbraio e non si è ancora visto niente. Radio e televisione di Stato dicono in continuazione nei supermercati di offrire sostegno alla chiesa ortodossa, ma non parlano mai dei cattolici o dei protestanti. Ogni forma di sostegno è per la chiesa ortodossa.
E’ vero quello che si è letto qui in Italia, che alcune famiglie avrebbero abbandonato i loro figli perché non sono più in grado di mantenerli?
Non mi risulta, non credo proprio sia una notizia vera. La famiglia greca è molto unita e non potrebbe mai fare una cosa del genere. Mai sentito che i figli siano stai abbandonati. Però ci sono famiglie che non riescono a mantenere i figli. Ci sono molte famiglie di immigrati albanesi, del Medio Oriente o dell’Asia che quando sanno della nostra attività vengono subito da noi a chiedere aiuto. Ma è davvero difficile poterli aiutare tutti.
Vengono anche islamici?
Certo, noi come Caritas non facciamo distinzioni di religione o di razza, sono tutti figli di Dio, cerchiamo di aiutare tutti.
In questo contesto difficilissimo, qual parola di speranza si sente di dare?
Il fatto che riusciamo a far comunque qualcosa anche se molto poco è già una speranza per queste persone. Adesso andremo a nuove elezioni perché i partiti politici non hanno fatto niente per trovare una soluzione: Molta gente è completamente disperata, i nostri giovani lasciano la Grecia per trovare lavoro, molta gente si uccide. I suicidi sono aumentati parecchio negli ultimi mesi, la situazione è molto grave. Io sono ottimista però la gente non lo è altrettanto. Ci sono molti che vengono da noi anche solo per avere un sostegno psicologico.
Vi sentite abbandonati dall’Europa? Si dice che la Grecia stia pre lasciare l’Unione europea.
I greci vogliono rimanere nell’Unione. Adesso con i risultati delle ultime elezioni non si può dire cosa succederà. La sinistra ha preso molti voti e sono loro a voler lasciare l’Unione. Stiamo aspettando di sapere cosa succederà. Parlano di altre tasse e di altri sacrifici. Manca la speranza, siamo nelle mani dell’Europa e degli aiuti che ci potrà dare per poter sopravvivere come Stato.