Dopo l’abbattimento di un F4 turco da parte della contraerea siriana il 22 giugno scorso e le evidenti tensioni cresciute tra i due Paesi, il presidente siriano Bashar al Assad torna a parlare e in una recente intervista rilasciata al quotidiano turco Cuumhuriyet punta il dito contro il premier islamico nazionalista di Ankara Recep Tayyip Erdogan e contro gli Stati Uniti: il primo viene accusato di “ingerirsi negli affari interni” della Siria e di appoggiare “i terroristi che uccidono la nostra gente”, mentre gli Usa “sono parte del problema” e “sostengono palesemente i terroristi”. “Le mani sporche di sangue siriano, come ha detto Kofi Annan, non esistono solo in Siria, ma anche fuori dalla Siria. Questo dimostra il ruolo degli altri Paesi coinvolti”, ha spiegato Assad, sottolineando di non accettare alcuna “imposizione esterna. Se il mio unico interesse personale fosse di conservare la presidenza, avrei soddisfatto le condizioni americane e le richieste pervenutemi coi petroldollari, avrei potuto vendere i miei principi in cambio di petroldollari. Di più, avrei accettato d’installare uno scudo missilistico in Siria”. Ecco che allora il presidente siriano torna a parlare dell’abbattimento del caccia turco, spiegando che l’F4 in quel momento stava volando “a bassissima quota”, violando dunque lo spazio aereo siriano proprio “nello stesso punto in cui Israele ha sempre cercato di farlo”. “In tempo di pace non si abbattono aerei – ha detto Assad – , tantomeno di un Paese amico come la Turchia. Ma noi siamo in stato di guerra e quando l’identità di un simile aereo è ignota, si presume che sia un aereo nemico”. Secondo il presidente siriano, i turchi “sono un popolo fratello. Per quanto ci riguarda il nemico è solo Israele. Ma abbiamo avuto la sensazione che Erdogan e il suo governo vogliano sfruttare questo incidente per trarne vantaggi politici. E questo è molto pericoloso”. Assad ha comunque spiegato che non si schiererà mai contro la Turchia e che non permetterà che le tensioni tra i due paesi possano degenerare in un “conflitto aperto”.
Inoltre il presidente siriano ha fatto sapere che, se necessario, è pronto a fare un passo indietro: “Non si deve restare in carica nemmeno un solo giorno, se il popolo non lo vuole”, ha detto Assad, pronto a ritirarsi “se fosse nell’interesse della Siria”. La decisione però spetta “al popolo siriano che si esprime tramite le elezioni”.