Nulla di fatto per l’incontro che si è svolto stamani fra il premier greco, Antonis Samaras e i rappresentanti della Troika, i tedeschi Matthias Mors, per la Commissione europea e Klaus Masuch per la Bce, assieme a Poul Thomsen per il Fmi, che avrebbero espresso riserve sul piano di austerity ellenico, necessario affinché Atene ottenga la prossima tranche del pacchetto di aiuti. Poco meno di un’ora di tempo, per valutare i tagli che verranno approntati dall’esecutivo greco, 11 miliardi e mezzo di euro, e stimati del tutto insufficienti.
A non convincere il trio, le misure prospettate e la loro effettiva portata. “Di fatto, il Governo greco prevede di incassare – spiega Dimitri Deliolanes, corrispondente da Roma della radio/tv pubblica greca ERT – una cifra intorno ai 2 miliardi, 2 miliardi e mezzo attraverso una serie di misure che alla Troika risultano poco chiare. E’ una questione estremamente delicata perché si tratta di tagli a pensioni e stipendi e sono previsti anche parecchi licenziamenti, soprattutto per i dipendenti statali: misure che si abbattono in un Paese che versa in una situazione drammatica. Stiamo parlando di 150mila licenziamenti entro il 2015, 60mila entro quest’anno, una serie di organismi pubblici che saranno completamente aboliti e un’ondata di privatizzazioni che poterà ad una conseguente diminuzione del personale. Non è facile per il presidente Samaras e per i leader dei partiti della coalizione far ingoiare alla gente l’ennesimo boccone amaro”.
Per Teodoro Andreadis Synghellakis, corrispondente da Roma per la televisione greca Alpha, la situazione è ormai arrivata ai limiti: “Non è un caso che l’esecutivo greco nell’ultimo mese e mezzo non abbia annunciato il piano per la paura di nuove violente manifestazioni, e non è un caso che oggi ad Atene e a Salonicco la gente sia scesa di nuovo in piazza. Del resto, si è andati a toccare un tasto dolentissimo: i licenziamenti dei dipendenti pubblici che, a loro volta, pongono a rischio la durata di vita del governo di coalizione che, come è risaputo, ha bisogno dei voti del Centro sinistra. D’altra parte, ritengo che questo schema imposto dalla Troika abbia portato a forte insuccesso e, prima o poi, dovrà saltare”.
Un momento davvero cruciale per i partiti che non riescono a trovare un accordo: ieri sera Antonis Samaras, leader di Nuova democrazia e primo ministro, Evangelos Venizelos, capo del Pasok, e Fotis Kouvelis di Sinistra democratica, non sono riusciti a trovare un compromesso sui tagli.
“Basta l’accensione di un fiammifero per scatenare la violenza cieca di una rivoluzione di tutti contro tutti e i politici lo sanno bene – afferma ancora Deliolanes -. Lo stesso Samaras ha promesso solennemente, ieri a Salonicco, che questi saranno gli ultimi tagli, mentre Venizelos ha chiesto almeno un biennio intero per soddisfare appieno i criteri europei”. C’è ancora fiducia nei partiti? “Io sono orgoglioso – dice Deliolanes – che i greci, disgustati dal bipartitismo fondato da socialisti e conservatori che ha portato a questo disastro, abbiano scelto di spostare voti verso l’estrema sinistra votando Syriza o verso l’estrema destra ai neonazisti di Alba Dorata. Si tratta di una risposta discutibile, ma pur sempre politica e profondamente democratica. Non hanno chiesto, come è successo in Italia, un salvatore della patria o deus ex machina rappresentati da un magnate delle televisioni o da un comico”.
“Dagli ultimi sondaggi – dice, invece, Andreadis Synghellakis – possiamo dedurre che la fiducia della gente nei partiti non è più tanto salda. Certo, non sono spariti ma sono stati fortemente ridimensionati: il centro destra è sceso al 22%, la sinistra euro-comunista al 21%, purtroppo, l’estrema destra neonazista di Alba Dorata è salita al 9,5% e i socialisti al 7,5. Si tratta, quindi, di una fiducia limitata e condizionata poiché la speranza del popolo in chi governa, in un paese europeo che affronta il quarto piano di tagli e misure da lacrime e sangue, non può che essere fortemente compromessa”. Solo ieri, a Salonicco sono scese in piazza 12mila persone. Si tratta di proteste che hanno coinvolto categorie completamente nuove e toccate, solo ora, dai sanguinosi tagli: pompieri, poliziotti, giudici che si sono visti accorciare drasticamente stipendi, pensioni e liquidazioni.
“Si tratta – dice ancora Deliolanes – di professioni fondamentali per l’equilibrio dell’attuale assetto della Grecia: è ancora più difficile chiedere ad un poliziotto di rischiare la vita ed essere integerrimo per poco più di 700 euro al mese, così come non è possibile pretendere da un giudice di emettere condanne per i boss della droga per un compenso di 1500 euro mensili”.
La speranza, secondo Deliolanes, di Nuova democrazia, Pasok e Sinistra Democratica è che in tempi piuttosto brevi avvenga un cambiamento radicale di politica economica a livello europeo, in virtù della quale, la Grecia possa acquistare nuovamente la sua credibilità facendo sentire la propria voce ai partner europei in merito ad un piano di tagli totalmente inadeguato.
“Questa è la speranza – continua Deliolanes – del Governo, dell’opposizione e di tutto il popolo greco poiché è l’unico modo per pensare di poter salvare il nostro Paese: altri tagli porterebbero ad un ulteriore recessione e probabilmente ad un black-out del controllo dello Stato sulla piazza e sulle bande neo-naziste che stanno terrorizzando il Paese”.