Ha suscitato reazioni ovviamente negative il post che una ex studentessa dell’università di Calgary in Canada ha scritto sulla sua pagina facebook. Ala’a Hamdna, di origine palestinese ed ex presidente di Solidarity for Palestinian Human Rights, ha scritto di essere pronta a immolarsi per la causa palestinese contro Israele. “Sono nata per diventare la prossima combattente palestinese” ha postato su facebook lo scorso 25 dicembre, “nel grembo di mia madre avevo una pietra e una bandiera palestinese”. Nel resto del suo messaggio ha poi scritto: “Il mio corpo e la mia anima sono pronti a combattere e morire. E se vedrete il mio sangue uscire dal mio corpo per favore sorridete e piangete di gioia perché solo allora potrò riposare in pace tra le braccia di mai madre”. Concludendo così: “Questo paese sarà orgoglioso che i bambini palestinesi sono nati uomini e donne pronti a versare il loro sangue”. In un altro post aveva invece scritto: “Immergerò la mia kefia (la tipica sciarpa palestinese, ndr) nel vostro sangue e la conserverò per mostrarla ai vostri parenti”. Un post che a sua volta un gruppo canadese (CUWI) che sostiene Israele ha definito di odio e quindi è stata depositata una denuncia contro la giovane. In seguito la giovane ha rettificato il contenuto dei suoi post, parlando di esempi di scrittura creativa e di poesia: hanno omesso il contesto e il senso dei miei post, ha detto, e il significato di scrittura creativa. Quello che scrivo, ha aggiunto, vuole solo enfatizzare la situazione in cui vivono i palestinesi, ma non significa che io voglia fare veramente le cose che ho scritto né ho intenzione di incoraggiare alcuno a fare quello di cui scrivo.