Aumentano le persecuzioni contro i cristiani nel mondo, soprattutto in Africa e nei Paesi che hanno vissuto la cosiddetta “primavera araba”. E’ questo il quadro che emerge dal rapporto elaborato dall’associazione Portes Ouvertes, in cui sono stati elencati i cinquanta Paesi del mondo dove il fenomeno oppressivo è maggiormente registrato. Il direttore dell’Ong, Michel Varton, ha chiarito in conferenza stampa che per persecuzione non si intende solamente la violenza fisica, ma anche discriminazioni, pressioni o divieti legati a motivi religiosi. Al primo posto compare la Corea del Nord, guidata dal dittatore Kim Jong-Un, seguita da Somalia e Siria. In quest’ultimo Paese, in particolare, “tra la guerra civile e la crescente influenza degli jihadisti in seno alle forze d’opposizione, i cristiani sono diventati un gruppo estremamente vulnerabile, sottomessi a pressioni legate alla loro fede in tutti gli ambiti della loro vita”, recita il documento. Basti pensare che nel 2013, in Siria, sono stati uccisi 1.213 cristiani (il numero più alto), sono avvenuti 83 episodi di persecuzione (quarto posto) e sono state distrutte 78 chiese (terzo posto). Preoccupa anche la situazione egiziana, a seguito dei numerosi disordini e scontri che hanno destabilizzato notevolmente il Paese, anche se il peggioramento più marcato si registra nella Repubblica Centrafricana, che entra per la prima volta in questa drammatica classifica, al sedicesimo posto. Il motivo, spiega Portes Ouvertes, è da ricercare nelle “terribili violenze” che hanno preso il via dopo il colpo di Stato del marzo 2013 ad opera del gruppo musulmano dei Seleka.