Per Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, le donne vittime di stupri nei teatri di guerra, in particolare Siria, Iraq e Sudan, devono avere la possibilità di abortire. E’ una dichiarazione che lo stesso segretario dice essere in linea con la risoluzione dello scorso anno del Consiglio di sicurezza ma che in realtà non menziona affatto l’aborto. Una richiesta in tal senso da parte della Francia venne infatti respinta dalla maggioranza dei membri. Bank Ki-moon ha rilasciato tali dichiarazioni nella relazione che il segretario delle Nazioni Unite deve fornire periodicamente al Consiglio di sicurezza per monitorare i “progressi” nella agenda da lui stesso seguita in merito a “donne, pace e sicurezza”. Nella sua relazione Ban Ki-moon cita come “esempio autorevole e guida da seguire” una raccomandazione recentemente espressa dal Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne che promuove appunto il diritto all’aborto in situazioni di conflitti armati a prescindere dalle leggi locali. La maggioranza dei paesi appartenenti all’ONU ha però sempre respinto dichiarazioni in tal senso e soprattutto che l’aborto faccia parte del trattato che si occupa di donne e conflitti armati. Ma Bank Ki-moon si muove in senso opposto, sollecitando l’uso dell’aborto per i sopravvissuti a violenze e stupri in teatro di guerra.