ATENE – Parole e fatti. Le parole sono quelle imbastite dal primo ministro Alexis Tsipras nel suo discorso programmatico del governo Syriza: molta retorica e poca sostanza. Certamente non è volato così alto come a febbraio. Allora promise che avrebbe rigirato la società ellenica come un calzino e avrebbe messo in riga i creditori. Lunedì sera è stato più cauto, anche se ha promesso che in quattro anni rimodellerà il sistema produttivo del Paese, combatterà la corruzione e l’evasione. Ma ha sottolineato che la prima “valutazione” del Quartetto europeo sarà determinante per la discussione sulla ristrutturazione del debito e per la ricapitalizzazione delle banche.
Per intanto ha annunciato il “congelamento” dell’Iva (23%) per le iscrizioni nelle scuole private. Se ne riparlerà a novembre, quando cioè i genitori avranno già iscritto i loro figli. Nel frattempo, il governo promette di trovare delle risorse “equivalenti”. Quali? E poi tante promesse per uno Stato più giusto, in cui i ricchi saranno costretti a pagare il dovuto, e ovviamente l’evaso. E ha annunciato che tra quattro anni la Grecia sarà in pieno sviluppo.
I commenti dei quotidiani non sono stati molto approfonditi, quasi come si sapesse che il suo discorso era un passaggio obbligato dall’iter parlamentare e come si è consci che saranno i numeri quelli che decideranno il futuro del Paese.
I numeri, appunto. Sempre lunedì, il governo ha presentato all’Eurogruppo la bozza della legge di bilancio 2016. Sono previsti tagli per 4,35 miliardi, una recessione dell’1,3% e un aumento della disoccupazione al 25,8%. Resta al 2,3% la recessione per quest’anno. È previsto un avanzo primario dello 0,5%. I tagli maggiori saranno quelli delle pensioni (1,8 miliardi). E poi tasse, e ancora tasse.
Interessante il “prologo”. Si legge che l’instabilità economica e le elezioni hanno fatto deragliare il treno dello sviluppo, che la recessione cesserà soltanto nel terzo trimestre del 2016, che l’aumento del Pil nel primo semestre di quest’anno è dovuto all’aumento drogato dal capital controls dei consumi. Resta il fatto che la bozza di bilancio smentisce le buone intenzioni illustrate da Alexis Tsipras.
Tre in particolare le intenzioni: la ricapitalizzazione delle banche, la ristrutturazione del debito e gli investimenti. È ovvio che un sistema economico “sano” vive senza capital controls, con possibilità di fornire crediti e con la libera circolazione dei capitali. Ma non avverrà tanto presto, nonostante le strombazzate di alcuni ministri. Con ancora 25 miliardi che servono per la ricapitalizzazione non si riusciranno a rendere operative le banche che soffrono di un buco di circa 200 miliardi (120 ritirati dai privati e 80 di “bad loans”). E senza una libera circolazione di capitali sarà difficile che arrivino nuovi investimenti.
Sulla ristrutturazione per il momento si imbastiscono solo congetture. Una in più, prima che i numeri smentiscano le buone intenzioni, e purtroppo un pizzico di demagogia.