N “bello” sciopero generale, quello di giovedì 3 dicembre. Striscioni e slogan secondo copione. Tutti per strada, ma ognuno sotto la propria sigla politica. Nessun miscuglio con i lavoratori di altri partiti. Come da copione non sono mancati scontri con la polizia. Sciopero contro l’austerità e le politiche “neo-liberali” volute da centri di potere, dentro e fuori la Grecia. È il secondo nel giro di un mese. Anche questa volta ha suonato la carica Syriza che ha chiamato i suoi a scendere in piazza contro il taglio delle pensioni e le varie ed eventuali azioni di governo a discapito della “classe lavoratrice”.
Distillando. Nessun lavoratore del privato si azzarda a non bollare la cartolina. I protagonisti dello sciopero erano gli impiegati pubblici. Cioè 800 mila lavoratori del settore statale e parastatale (i fortunati che godono di laute pensioni e privilegi), cioè il 7% della forza lavoro. La metà di quelli impiegati nel settore privato e un terzo in meno dei liberi professionisti. Totale: 3,5 milioni di lavoratori a fronte di una popolazione di 10,7 milioni, cioè il 33%. L’altro 67% o perché disoccupato, o perché pensionato, o perché “in attesa” non produce ricchezza. Questi 3,5 milioni di occupati “mantengono” l’intero Paese.
I dati Ocse sul mercato del lavoro in Grecia sono allarmanti. Ad esempio, soltanto il 18% degli stipendiati lavora in settori ad alto valore aggiunto (cioè telecomunicazioni, trasporti, industria, informatica ed energia). Il restante 82% è occupato in settori a basso o nullo valore aggiunto, come la Pubblica amministrazione, i servizi amministrativi, commercio, ristorazione, locazione, e parte delle professioni libere. Questi settori inoltre sono costituiti da piccole e medie imprese dove si riscontra un alto tasso di evasione, che produce ricchezza privata ma erode risorse pubbliche.
Sempre secondo i dati Ocse, lo stipendio medio lordo annuale sui aggira sui 22 mila e 500 euro che corrispondono a uno stipendio mensile di 1.000 euro. E oggi trovare in busta paga 1.000 euro è considerata una “fortuna” da non sfidare andando a scioperare. Mentre lo stipendio medio nella Pubblica amministrazione è superiore di circa il 30%.
Come non bastassero i bassi stipendi, ecco un altro dato Ocse: il peso fiscale ha raggiunto nel 2014 il 35,9% del Pil (nell’anno precedente era al 34,4%, il terzo tra i 27 paesi), mentre nel periodo 2007-2014 la percentuale è aumentata del 4,7%. Ovviamente il “contributo” più generoso è stato “offerto” da pensionati e stipendiati. I liberi professionisti sono ancori “liberi” di evadere perché lo Stato e i suoi organi di controllo, con aggiunta della giustizia, restano evanescenti.
Ma tutto cambierà. I ricchi pagheranno, ecco le parole d’ordine del governo. D’accordo: ma quando?