La strage dei cristiani copti da parte degli islamici fondamentalisti, legati in parte all’Isis ma soprattutto ai fratelli musulmani che dopo la deposizione del loro leader che è stato per breve tempo dopo la primavera araba presidente dell’Egitto va avanti da anni. Uccisi nelle loro abitazioni, ma soprattutto vigliaccamente dentro le chiese durante le liturgie. E’ il caso dell’attentato dinamitardo dell’11 dicembre 2016 nella chiesa copto-ortodossa di San Pietro al Cairo dove morirono durante la messa di Natale 29 persone. Nell’aprile scorso invece i morti furono 45 in due attentati in altrettante chiese di Tanta e Alessandria. Il governo del generale Morsi da tempo perseguecol pugno di ferro i Fratelli musulmani arrestati sia durante le manifestazioni o in seguito attentati.
EGITTO, STRAGE DI CRISTIANI COPTI DEL 2016
Adesso per la prima volta vengono condannati a morte alcuni dei responsabili o presunti tali di attentati nelle chiese tra 17 che sono stati condannati a morte. Altre 19 persone sono state condannate all’ergastolo. Secondo fonti giudiziarie, i colpevoli sono stati riconosciuti appartenenti all’Isis. Tra di essi anche gli autori di un attacco lo scorso 16 gennaio a un posto di polizia a Naqab. Amnesty International non condivide le condanne a morte, si legge in un loro comunicato che “condanne a morte di massa e ingiusti processi militari non creano giustizia per le vittime degli attentati dinamitardi alle chiese. Il pronunciamento odierno non sarà un deterrente per altri attacchi settari”. Sempre per l’organizzazione dei diritti umani, le confessioni durante i processi vengono spesso estorte con la tortura.