Aggiornamenti tragici dalla Siria, dove sono in corsi da ormai diverse ore i bombardamenti di Erdogan. Sono quasi 250 i civili uccisi, di cui 57 bambini o adolescenti secondo quanto riporta l’Ansa. “E’ un eccidio peggiore di quello di Aleppo” le parole del portavoce dell’Unicef per l’Italia Andrea Iacomini, che ha parlato di strage di innocenti. Sono infatti oltre 400 mila i civili assediati nella Ghuta orientale. Afrin è il fronte più caldo, in particolare per quanto riguarda le possibili ripercussioni sul piano internazionali. Serghei Lavrov, ministro degli Esteri della Russia, ha commentato oggi: “Sono fiducioso che gli interessi legittimi della Turchia in materia di sicurezza possano essere attuati e soddisfatti attraverso un dialogo diretto con il governo siriano”, riconoscendo inoltre le preoccupazioni di Ankara e allo stesso tempo le aspettative curde. Ma Erdogan non vuole fare un passo indietro, sottolinea l’Ansa, e promette di fare pagare un prezzo alto alle milizie filo-Assad. (Agg. Massimo Balsamo)
GOUTHA, 200 VITTIME
Siria, Erdogan bombarda le truppe di Assad ad Afrin: continua il clima di alta tensione. In corso combattimenti e bombardamenti, ma a pagare il prezzo più alto di questo conflitto continuano a essere le popolazioni civili. Come riporta il Corriere della Sera, la situazione è molto complicata a Goutha, dove i raid aerei delle forze lealiste siriane continuano a martellare nella zona Est. Il bilancio è salito a 200 morti, con l’Onu che ha dichiarato ‘fuori controllo’ la situazione. Ma non solo: “nessuna parola renderà loro giustizia”, il comunicato in bianco diramato dall’Unicef, con molti bambini morti a causa dei continui bombardamenti. Sono infatti circa sessanta i minorenni che hanno perso la vita nel corso di questo sanguinoso conflitto. “Non abbiamo più parole per descrivere la sofferenza dei bambini e la nostra indignazione. Coloro che stanno infliggendo queste sofferenze hanno ancora parole per giustificare i loro atti barbarici?”, il duro post-scriptum di Unicef. (Agg. Massimo Balsamo)
TURCHIA ATTACCA I CONVOGLI
La situazione ad Afrin rischia di esplodere da un momento all’altro: nelle ultime si è assistito ad un autentico bombardamento della Turchia sulle truppe filo-Assad che erano dirette nell’encalve curda per sostenerle proprio dall’attacco sferrato da Erdogan dallo scorso 20 gennaio. Le forze ufficiali di Ankara hanno bombardato le aree vicino al valico di Ziyara, conferma l’agenzia turca Anadolu: in quel momento, a qualche chilometro a sud-est di Afrin era in transito un convoglio di forze popolare filo-siriane partite da giorni da Aleppo e dirette verso l’enclave curda sotto assedio dalle truppe di Erdogan. Dopo i colpi di artiglieri turca i miliziani filo-Assad si sono ritirati a 10 chilometri di distanza: pare, dopo le primissime notizie che filtrano i media locali, che non vi siano vittime come invece vanno registrate in grandissimo numero a Ghouta, l’ultima roccaforte nelle mani dei ribelli. Lì sono in tutto 194 i civili uccisi in questi giorni, tra cui 30 sono dei semplici e innocenti bambini.
LA RESA DEI CONTI
«I gruppi terroristici pro regime che si sforzano di avanzare verso Afrin hanno indietreggiato di circa 10 chilolmetri rispetto alla città a causa di spari di avvertimento»: afferma Anadolu, dopo che la Turchia aveva messo in guardia nei giorni scorsi il regime di Assad da qualsiasi forma di aiuto o sostegno ai curdi della milizia Ypg considerata alleata degli Stati Uniti. È cominciata di fatto la resa dei conti con almeno tre “elementi” sul campo di battaglia: i curdi di Afrin, la Turchia di Erdogan e la Siria di Assad, che appare decisa a difendere l’enclave dai bombardamenti turchi. «Nei prossimi giorni i carri armati turchi saranno schierati attorno ad Afrin e comincerà l’attacco finale», ha minacciato Erdogan cercando di mettere sullo stesso piano i miliziani rimasti dell’Isis e le truppe curde delle Ypg (quelle stesse unità che Ankara considera parenti strette del Pkk ormai fuorilegge in Turchia). Resta da capire se Erdogan davvero voglia entrare in una guerra lunga, dispendiosa e assai pericolosa solo per attaccare un’area che i curdi si impegnano a difendere nei propri confini. È chiaro però che gli osservatori internazionali guardano con estremo timore l’evolversi della possibile guerra: i rapporti già tesi tra Usa e Russia potrebbero di certo non migliorare vedendo il possibile scontro tra Ankara (alleata di Trump) e Assad, storico alleato di Putin.