Il fuoripista che ha costretto il pilota del Boeing 737 all’ammaraggio nelle acque del St. Johns River ha ricordato negli Stati Uniti, ma non solo, quello riuscito con un successo nel gennaio del 2009 nel fiume Hudson, a New York. Una storia che toccò l’immaginario degli americani, che visto il successo di quella manovra da parte del pilota “Chesley B. “Sully” Sullenberger”, definirono l’accaduto il “miracolo dell’Hudson”. Nessuno perse la vita, con il pilota Sully asceso ad eroe nazionale quando emerse con chiarezza la straordinaria abilità dimostrata ai comandi dell’aereo. In quell’occasione a determinare l’atterraggio d’emergenza fu un doppio “bird strike” che mandò k.o. entrambi i motori dell’aereo (un’evenienza rarissima). Una successiva inchiesta dimostrò che l’istinto del pilota di non accettare le due destinazioni proposte dalla torre di controllo preferendo l’Hudson si rivelò vincente evitando il disastro aereo. (agg. di Dario D’angelo)
“UN MIRACOLO”
Qualche dettaglio in più in merito all’incidente avvenuto in Florida, dove un Boeing 737 è finito nelle acque del Johns River. Stando a quanto riferito poco fa da colleghi di Quotidiano.net, l’episodio si è verificato alla ore 21:43 locali, quando in Italia erano le 3:43 della notte fra venerdì 3 e sabato 4 maggio 2019. L’aereo era partito da Cuba, Guantanamo, ed era diretto alla base aerea navale di Jacksonville, e a bordo vi erano 143 persone, fra cui 136 passeggeri, tutti militati e famiglie trasferite verso altre basi, e 7 membri dell’equipaggio. Stando ad una prima ricostruzione, l’incidente sarebbe stato causato dal maltempo, una pioggia forte e un vento violento che hanno reso complicate le operazioni d’atterraggio: il velivolo è infatti arrivato lungo, scivolando nel fiume, in acque fortunatamente poco profonde. Ventuno le persone che sono state portate negli ospedali locali, ma tutte comunque con ferite lievi, come riferisce l’ufficio dello sceriffo di Jacksonville su Twitter. Altri passeggeri sono invece stati medicati sul posto, e molti erano sotto shock. «Penso che sia un miracolo – le parole del capitano Michael P. Connor, comandante della Naval Air Station Jacksonville, in conferenza stampa – Potremmo parlare di una storia diversa». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BOEING 737 SCIVOLA IN UN FIUME IN FLORIDA
Un nuovo guaio per la Boeing e per il suo 737: un aereo della Miami Air International è stato costretto ad un atterraggio d’emergenza in un fiume. L’episodio è accaduto nelle scorse ore e riportato in questi minuti dai principali quotidiani nazionali e internazionali, e si è verificato in quel di Jacksonville, in Florida: dopo essere decollato dalla base di Guantanamo a Cuba, il velivolo sarebbe dovuto atterrare nella città capoluogo della contea di Duval ma qualcosa deve essere andato storto, con l’aereo che è andato fuori pista, finendo nel St. Johns. Fortunatamente nessun passeggero è deceduto nella manovra pericolosa, e tutte e 136 le persone a bordo fra passeggeri ed equipaggio si sono salvate. Una ventina i feriti, medicati e trasportati nei vicini ospedali, anche se non gravi e non in pericolo di vita. L’aereo è affidato al Dipartimento della Difesa, ed effettua voli charter da Guantanamo alle basi di Jacksonville e Norfolk, in Virginia, ospitando solitamente militari che vengono spostati da una base all’altra, nonché i loro famigliari.
BOEING 737 FUORI PISTA: FINISCE IN UN FIUME IN FLORIDA
Subito dopo aver lanciato l’allarme, sul posto si sono recati immediatamente i soccorsi, a cominciare dall’ambulanze con il personale sanitario, e dai vigili del fuoco, che hanno soccorso i 136 a bordo, e nel contempo hanno iniziato la messa in sicurezza della zona, visto che dall’aereo fuoriusciva carburante. L’incidente sarebbe stato causato dal maltempo anche se al momento le cause precise di quanto accaduto non sono ancora certe. La cosa sicura è che per la Boeing si tratta di un nuovo duro colpo, dopo aver fermato in tutto il mondo i suoi 737 Max, per via del noto guasto al software in fase di decollo. «Si è capito che c’erano problemi – le parole di Cherly Bormann, una delle passeggere a bordo dell’aereo, ai microfoni della Cnn – sono scese le maschere per l’ossigeno. Ma tutti erano relativamente calmi, grazie anche alla professionalità dell’equipaggio. Non sapevamo se eravamo finiti in un fiume o nell’oceano. È stato tremendo».