Nel suo rapporto annuale sul mercato del gas, l’Agenzia internazionale dell’energia ha avvertito che l’Europa potrebbe affrontare un inverno difficile se la Russia decidesse di ridurre le sue forniture e se il clima fosse rigido. Nel frattempo il Vecchio continente ha aumentato gli approvvigionamenti di Gnl che però, come ha evidenziato mercoledì Il Sole 24 Ore, sono particolarmente onerosi e poco sicuri, visto che per il 50% sono frutto del ricorso al mercato spot e non di contratti di lungo periodo, con il rischio che le navi metaniere possano dirigersi verso altri porti. Come evidenzia Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, «oggi la situazione è nettamente migliore rispetto a un anno fa, i prezzi sono calati, gli stoccaggi elevati, ma bisogna stare attenti a non dormire sugli allori. Non dobbiamo dimenticare che la Russia non ha mai interrotto le forniture e non c’è stato freddo e questo ha permesso di evitare un disastro lo scorso inverno, con blackout o razionamenti energetici difficili da affrontare.



Ma, secondo quanto dice l’Aie, la situazione non è cambiata: se questo inverno farà freddo e mancherà il gas russo si rischia ancora…

È così. Le scorte attuali, che ci consentono di essere tranquilli oggi, sono costituite per il 60% da gas russo. E le forniture di Mosca rappresentano ancora una specie di “garanzia”. Di fatto l’embargo sul gas russo non c’è stato: mandiamo armi all’Ucraina, ma prendiamo metano dalla Russia. La cosa scandalosa, però, è che di fronte a questa situazione non aumenta la produzione europea di gas, anzi, a ottobre si fermerà l’estrazione nel giacimento più grande del Continente, quello di Groningen in Olanda. E in Italia la produzione nazionale resta ferma a 3 miliardi di metri cubi, a fronte di una domanda di 65-70 miliardi.



L’Europa sembra ora volersi affidare al Gnl. C’è effettivamente un problema legato al suo prezzo alto?

Io guarderei alla questione da un’altra prospettiva: se non ci fosse il Gnl, il prezzo del gas e delle bollette in Italia e in Europa sarebbe più alto. È vero che il Gnl ha dei costi alti, ma se non ci fosse saremmo messi malissimo. Poi sa, noi europei siamo bravissimi a dire che abbiamo le rinnovabili, che non ci serve il metano e che tra qualche anno del gas non ce ne faremo niente. Adesso, però, lo paghiamo carissimo.

Dobbiamo, quindi, entrare nell’ottica che l’energia non è più a buon mercato…



Per qualche mese o qualche anno sarà difficile che non sia così. Tuttavia, sull’energia, come per tutte le materie prime, non c’è mai alcuna certezza totale su quello che accadrà. Di certo se non facciamo investimenti, se non quelli sulle rinnovabili, che però crescono poco e non soddisfano la domanda complessiva, dovremo fare i conti con una carenza che tiene alzi i costi. Al momento, comunque, il prezzo del petrolio relativamente basso ci sta aiutando. Vedremo nei prossimi anni.

Intanto in questi giorni di grande caldo il sistema elettrico sembra stia reggendo bene, rispetto a quanto avvenuto in passato, ai picchi di consumo.

Sì. La cosa preoccupante in questo momento riguarda la domanda di elettricità: a giugno è scesa del 9% circa su base annua. Tenuto conto del clima, che è stato meno caldo quest’anno, si può stimare che il calo effettivo sia stato del 5%, il che significa solamente una cosa: forte rallentamento dell’economia italiana. E questo di fatto aiuta anche la tenuta del sistema elettrico nelle fasi di picco.

Non è, però, un buon segnale per l’economia…

Per gli ambientalisti lo è, perché la cosa più importante è non inquinare. Si tratta del segnale di una decrescita felice. O infelice. Dipende dai punti di vista.

(Lorenzo Torrisi)

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