Sono molte le perplessità del professor Giulio Sapelli sul Pnrr. Le ha espresse ieri a Sky Tg24 nel corso del consueto approfondimento sull’economia. «Io che sono un vecchio economista che aveva già dubbi sulla religione, ha perso la religione ma non la fede, sento i verbi della pianificazione sovietica», ha esordito. Le critiche partono dal meccanismo costruito per la “messa a terra” del piano. «Ma come pensiamo di tenere assieme tutto? Cosa pensate di regolare la vita sociale dall’alto? Ci scaricherete di debiti», ha detto rivolgendosi al professor Tiziano Treu, presidente del Cnel. «Non sono 1.500 enti? Sono comunque troppi e non tutti sono come te. L’economia dall’alto porta solo disgrazie. Questa cosa qui non può che produrre indebitamento crescente, disgregazione, ampliamento delle diseguaglianze».
La bocciatura del professor Giulio Sapelli è netta: «Una follia totale, l’ultima follia». Ma l’economista di lungo corso nutre una speranza, quella che «persone perbene, tutti questi funzionari del capitalismo finanziario, cerchino di metterla verso la produzione, ma guardate che è un rischio immenso».
SAPELLI SUL PNRR “RISCHIAMO DI UCCIDERE LA SOCIETÀ”
Giulio Sapelli avrebbe preferito che si partisse dal basso per quanto riguarda l’architettura del sistema di attuazione del Pnrr: «È una centralizzazione mostruosa, che può rischiare di uccidere la società». La sua disamina a Sky Tg24 ieri ha raggiunto toni allarmistici: «Voi state distruggendo l’economia sociale europea». D’altra parte, l’economista ritiene che «nel Mezzogiorno ci siano risorse potenti ma inespresse. Spero che sia l’inizio della rinascita, ma bisogna partire dal basso».
Nella prima parte non sono mancate critiche al sistema capitalistico “estrattivo”, che prende dalla periferia, ma non restituisce nulla. «I grandi centralizzatori del sistema finanziario della salute dei popoli se ne stropicciano, poi i popoli se ne accorgono. Loro vanno nello spazio, cosa gliene frega del povero ragazzo che va in bici… C’è una supere élite che del mondo di sotto non gliene stropiccia nulla». Quello che invece dovremmo fare secondo Giulio Sapelli è «rendere beni comuni le scoperte della medicina per difenderci dalla pandemia».