Contra factum.. i fatti sono come le pietre, vi ci puoi inciampare ma è impossibile negarne l’esistenza. Con 2.863.649 aborti praticati e censiti ogni anno in Europa, di cui 1.207.646 nella sola Ue, nel Vecchio Continente l’aborto sta diventando la principale causa di morte. Più del cancro, più dell’infarto, e in 12 giorni viene soppresso un numero di embrioni pari a quello dei morti in incidenti stradali lungo l’intero anno.
A sottolineare il peso che il fenomeno ha sulle società europee potrebbero bastare le nude cifre, che sono in aumento in numerosi Paesi, la Spagna in prima fila. Sarebbe scontata la mia affermazione sulla inammissibilità dell’aborto: la morale cattolica e la Nota Dottrinale per i politici cristiani del 2002, a firma Cardinal Ratzinger, è sufficiente per dare le ragioni umane e di fede della mia opposizione ferma e incondizionata all’omicidio del feto.
Tuttavia anche la cultura laica, etica, economica e sociale, dovrebbe riflettere sulla situazione europea, su quei dati drammatici emersi dalle recenti indagini statistiche nel Continente. Il pensiero laico è sconfitto, meglio si è auto-amputato, rinunciando a un percorso di riflessione seria che aveva spinto pubblicamente sia Norberto Bobbio, sia Pier Paolo Pasolini a distinguersi sul tema dell’aborto in Italia.
L’ideologia femminista e libertaria d’allora aveva eliminato dallo scenario del dibattito molte ragionevoli e drammatiche riflessioni che due tra i maggiori uomini di cultura della seconda metà del ‘900 italiano avevano proposto. Il paradossale e tragico dramma di quest’inizio di XXI secolo risiede nell’incapacità di cogliere, a più di trent’anni di distanza, quella laica e importante opposizione ragionevole. Se questa lacuna mentale, se questo nascondimento della ragione fosse solo un vezzo italiano, vi ci opporremmo sconsolatamente, forzando i tempi per un allargamento della ragione e del dibattito culturale del Paese, oggi sempre più un Paese “palinsesto”.
Invece, a tale gap culturale italiano e in parte europeo, si aggiunge la pervicace volontà nichilista e suicida della gran parte della classe politica europea. All’atteggiamento di non voler guardare alla realtà dei numeri dell’inverno demografico, sorgente della futura povertà e marginalità dell’intero continente, si aggiunge la noncuranza inaccettabile per la prima causa di morte tra i cittadini europei.
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I 2,8 milioni di aborti in Europa, che corrispondono a un aborto ogni 11 secondi, portano questo fenomeno a superare di gran lunga i morti per ogni altra causa. Si aggiunga che l’ideologia comunista, ora del socialismo liberticida, si dimostra nell’andamento inversamente proporzionale del numero di aborti dell’ultimo decennio, tra nazioni come la Romania (-143.589 aborti dal 1998 al 2008) e la Spagna (+61.965 aborti nello stesso periodo di tempo).
Al di là delle convinzioni morali di ciascuno e dell’idea di laicità di ogni singolo Stato europeo, rimane inaccettabile che si continuino a spendere enormi quantità di denaro per la ricerca e la cura di malattie meno mortali e nessun reale intervento sia destinato alla lotta all’aborto. Ogni persona umana ha una propria dignità, è creatura di Dio, ma anche ogni feto ucciso è una perdita secca di capitale umano, economico e sociale per l’intera nazione. Destinare fondi per la lotta all’aborto, sconfiggere la prima causa di morte europea è dunque un dovere civile per tutti, laici e credenti.
In una situazione europea dove la desertificazione umana e l’inverno demografico sono alle porte, si dovrebbe intervenire immediatamente e ben al di là delle guerre ideologiche. In alternativa, francamente e senza infingimenti, se non si vuole intervenire per evitare gli aborti e salvare le vite dei nascituri, non resta che una possibilità: l’Europa lanci una massiccia campagna di visite e cure psichiatriche. Visto che l’80 per cento degli aborti è praticato a causa dei possibili disturbi psicologici delle donne…