Matteo Caterino Arredamenti nasce come falegnameria artigianale e in oltre cinquant’anni di esperienza si è specializzata nella produzione di mobili e arredi su misura. I segreti di bottega tramandati dal capostipite ai tre figli, che oggi lo affiancano nella gestione dell’azienda che ha sede a Buccinasco, nell’hinterland milanese, fanno sì che ogni mobile forgiato in laboratorio porti con sé tutto il sapere e la cura del singolo dettaglio. Ma non solo. I tre fratelli Caterino hanno da poco lanciato sul mercato un progetto innovatico, “Incastro” che prende spunto da un gioiello Inca che raffigura una divinità venuta dal cielo. Per ilSussidiario.net, abbiamo contattato l’architetto Angelo Caterino.
Come è nata la Caterino Arredamenti?
La nostra è un azienda artigianale e familiare, nata grazie all’impegno del capostipite, Matteo Catarino, un artigiano vecchio stile che ha imparato il mestiere sin da piccolissimo ed è venuto a Milano inseguendo il grande sogno di aprirsi una strada nel campo: ci è riuscito affermandosi come artigiano di riferimento presso grandi famiglie milanesi, sino a quando io e miei due fratelli abbiamo cominciato a collaborare per portare avanti la tradizione adattata, però, al mercato attuale.
Com’è stato il ricambio generazionale?
In realtà, non c’è ancora stato perchè mio padre, nonostante l’età lavora ancora a pieno regime, ci consiglia e ci guida nelle scelte di ogni giorno facendo tesoro della sua esperienza e professionalità
Quali sono le vostre mansioni all’interno dell’azienda?
Siamo tre fratelli: io sono Angelo, il maggiore e sono architetto, poi c’è Alberto, che ha preso in mano le redini della produzione, e Alessandro, web designer che si occupa della comunicazione. Tre differenti settori che ci permettono di mandare avanti l’azienda di famiglia curando ogni dettaglio della produzione e della distribuzione. In particolar modo, quest’anno, la crisi ci ha consentito di avere un po’ più di tempo per pensare e io ho avuto la possibilità di rispolverare un progetto che avevo accantonato e l’abbiamo portato in produzione.
Qual è questo progetto?
Il progetto si chiama “Incastro” e si incentra su un modulo base che ha proporzioni tali per cui è possibile incastrare, appunto, i vari moduli per formare oggetti di uso quotidiano e complementi di arredo. Siamo partiti dal sistema di innesto che anticamente veniva utilizzato per la realizzazione dei mobili che, solitamente, si tendeva a nascondere perchè era solo un particolare tecnico e non estetico. Insomma, abbiamo trasformato qualcosa che andava celato nel nostro punto di forza. Una delle caratteristiche di questa serie è che gli oggetti sono trasformabili e polifuzionali. Un tavolo, ad esempio, può essere trasformato in un tavolino da salotto o in una consolle, mentre una sedia può diventare sgabello, portariviste, addirittura un espositore per sculture o un attaccapanni. Ad AF-L’Artigiano in Fiera presenteremo due novità assolute di “Incastro”: la libreria e la lampada.
Con che tipi di materiali lavorate?
Il materiale di base è un medium density, pannelli in Mdf Idrofughi per garantire leggerezza uniformità, stabilità e resistenza nel tempo. Ci sono poi anche le versioni in legno e plexyglass che ci hanno permesso di uscire dai nostri canoni abituali e lasciarci guidare dal progetto.
Quali sono gli aspetti a cui tenete maggiormente nella creazione dei vostri oggetti?
Noi vogliamo realizzare creazioni utili, relativamente economiche ed esteticamente valide poichè abbiamo notato che spesso c’è un disequilibrio di questi tre aspetti in molti oggetti sul mercato. O sono troppo “modaioli”, quindi belli ma poco pratici, oppure utili ma poveri dal punto di vista estetico.
Quindi, la vostra azienda unisce il design all’artigianato?
Di norma, il design non è artigianale, poiché ha regole proprie legate all’efficienza produttiva, ma nelle nostre scelte progettuali cerchiamo sempre di trovare un punto di incontro fra l’oggetto utile, bello ed economicamente vantaggioso, che non significa di poco valore ma che rispetta il giusto bilanciamento fra qualità e prezzo. I nostri prodotti sono fatti e assemblati a mano, rispettando l’aspetto originario dell’azienda e conservando quelle qualità che le macchine industriali non riuscirebbero a garantire.
Lei prima accennava alla crisi che, comunque, le ha permesso di ideare “Incastro”: ci sono state altre implicazioni?
Abbiamo dovuto rivedere il ciclo produttivo e cambiare il tipo di interlocutori. La nostra attività si basava sul passaparola, ma, in questa fase di crisi, ci siamo dovuti rivolgere a un altro tipo di cliente, poiché il singolo privato ha patito i contraccolpi della contrazione dei consumi.
(Federica Ghizzardi)