Che la crisi stia sortendo effetti sempre più deleteri, essendosi ormai da tempo trasmesso il mordo della finanza deviata anche all’economia reale, lo si evince pure dai recenti dati relativi all’Indice Pmi. Si tratta di un indicatore che significa Purchasing managers index; rappresenta, cioè, un parametro che tasta il polso del clima generale tra i direttori degli acquisti delle aziende, figure decisive perché da loro dipende buona parte delle sorti dell’azienda; essi si riuniscono in ogni Paese in associazioni professionali e le acquisizioni dei dati relativi alle loro percezioni, previsioni, impressioni e aspettative su svariati elementi quali la produzione di ordinativi, o la previsione delle scorte, si sono mostrate nel tempo piuttosto attendibili rispetto alla possibilità di identificare in anticipo l’andamento della congiuntura economica. Ebbene, per la settima volta di fila, l’indice Pmi dell’Eurozona è stato considerato in contrazione, passando in agosto a 46,6 punti, da 46,5 a luglio. In particolare, l’indice relativo al comparto servizi è risultato pari a 47,5 punti mentre quello del manifatturiero a 45,3 punti. Parliamo di contrazione perché il trend positivo si manifesta esclusivamente allorquando il valore superi i 50 punti percentuali. A elaborare i dati è stata Markit, sottolineando come il calo riguarda sia il settore manifatturiero che il terziario. Evidentemente, quindi, è opinione comune che anche nel terzo trimestre del 2012, la zona euro sarà in recessione. All’interno dell’elaborazione generale, c’è un dato che preoccupa in maniera particolare, ed è quello riguardante lo stato di salute dell’economia tedesca: l’indice Pmi composito, infatti, è sceso ad agosto a 47, rispetto a 47,5 di luglio; si tratta del minimo dall’inizio del 2009 oltre ad essere il quarto mese di fila sotto la soglia dei 50 punti. Ancora più preoccupante il dato disaggregato. Il Pmi dei servizi si è contratto a 48,3 punti dai 50,3 del mese scorso, a dispetto delle previsioni di stabilità; l’indice manifatturiero, invece, è fermo a 45,1 punti, in contrazione ormai da sei mesi.
Fuori dall’Eurozona, spaventa il dato cinese: per il nono mese di fila, l’indice Pmi è sceso a 47,8 punti dai 49,3, a quanto riferisce la banca Hsbc. Dal novebre scorso, è il dato peggiore.