Si chiama Compagnia del Legno spa, ha sede a Vittorio Veneto e importa legname da Norvegia, Svezia, Finlandia, Russia, Stati Uniti, Africa Occidentale e Cina. Nata nel 1993, dà lavoro a sette persone, tra cui il fondatore Ruggero Azzalini e il figlio Giulio. Il suo ruolo è soprattutto quello di intermediario tra i fornitori esteri e i grandi magazzini italiani, che poi distribuiscono il materiale ai clienti finali. Alla base del suo successo c’è una conoscenza approfondita del mercato del legno, nel cui campo può offrire un’approfondita professionalità e un servizio di elevata qualità. Ilsussidiario.net ha intervistato Giulio Azzalini.
Come è nata e di che cosa si occupa la Compagnia del Legno spa?
La mia impresa è nata nel 1993 su iniziativa di mio padre. Siamo un’agenzia di importazione legname, rappresentiamo le produzioni estere per il mercato italiano e ne curiamo la parte relativa a vendita e marketing. Ci occupiamo soprattutto di legnami resinosi provenienti dalla Scandinavia, come pino e abete svedese e finlandese. Importiamo inoltre tipologie di legname da altre provenienze, come le latifoglie temperate dagli Stati Uniti, il larice dalla Russia, dei prodotti a valore aggiunto per profili per serramenti dai Paesi baltici e dalla Polonia e il legno tropicale dall’Africa Occidentale.
Per quali prodotti finali sono utilizzati i vostri legnami?
La maggior parte del nostro materiale è destinato alla produzione di serramenti, come infissi, finestre e porte, ma un certo quantitativo è utilizzato anche per mobili e pavimenti. Noi riforniamo per la maggior parte i grandi magazzini, che poi si occupano a loro volta della vendita al dettaglio, stabilendo con maggiore precisione che cosa andranno a fare con il legname che vendono.
Per quale motivo ha deciso di continuare l’attività di suo padre?
Lo ritengo un lavoro interessante, che permette di viaggiare, avere a che fare con l’estero e parlare diverse lingue straniere.
Quali sono le difficoltà legate al fatto di importare legname da Paesi lontani come l’Africa e la Scandinavia?
Dalla Scandinavia è relativamente semplice, in quanto Svezia e Finlandia sono all’interno della Comunità europea e i servizi logistici beneficiano di infrastrutture di buon livello. Dagli Stati Uniti e dall’Africa Occidentale utilizziamo invece i container, con la prenotazione e la consegna che richiedono di conseguenza periodi molto più lunghi.
La crisi ha cambiato il vostro approccio al mercato?
La filiera del legno, essendo legata all’edilizia, ha subito una forte contrazione dei consumi, e di conseguenza le imprese che operano nel settore sono abbastanza in difficoltà. Incontrano innanzitutto dei problemi di liquidità e quindi abbiamo dovuto assottigliare il nostro pacchetto clienti, compiendo una selezione e ponendo maggiore attenzione all’aspetto dei pagamenti, che tendono a dilazionarsi il più possibile. Con la crisi l’aspetto che ci ha messo più in difficoltà è stata la mancanza di liquidità da parte dei nostri clienti, e quindi dobbiamo assolutamente evitare queste dilazioni.
Con la crisi c’è stata anche una tendenza a specializzarvi?
Noi continuiamo comunque a fornire i grandi magazzini per una serie di motivazioni logistiche, in quanto i nostri fornitori non hanno la struttura per realizzare una vendita al dettaglio. Il quantitativo minimo è quindi sempre il container, in quanto gli utilizzatori presenti in Italia non sono grandi aziende ma imprese di dimensioni ridotte che hanno bisogno della filiera dell’importatore per andarsi a rifornire. Dal punto di vista finanziario gli importatori tendono inoltre a essere molto più solidi degli utilizzatori. E’ vero da un lato che specializzarci e andare più in profondità rispetto al mercato ci permetterebbe di avere dei margini migliori, ma preferiamo comunque supportare gli importatori per le ragioni che ho spiegato prima.
Voi vi muovete soprattutto su ferrovia, autotreni o navi?
Dalla Scandinavia utilizziamo un sistema combinato di autotreno e ferrovia: solitamente i carichi di legname si muovono su gomma fino in Germania, e quindi su ferro fino in Italia. Da Stati Uniti, Africa, Cina e tutto l’Estremo Oriente utilizziamo solo i container.
(Pietro Vernizzi)