Produce imballaggi per ortofrutta utilizzando legno di pioppo prodotto in coltivazioni ad hoc. Fausto Crema, presidente di Consorzio Rilegno, il consorzio nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno, è titolare della Mastropack srl, un’azienda con 22 dipendenti di Isola Rizza, in provincia di Verona. La sua impresa è cresciuta in “simbiosi” con gli agricoltori della zona, con i quali ha instaurato un rapporto di profonda fiducia in grado di superare anche i momenti di difficoltà legati ai danni riportati dalle coltivazioni per la grandine o il maltempo.
Come è nato il consorzio di cui lei è presidente?
E’ nato nel 1950, su iniziativa di mio padre e di altri operai che l’hanno portato avanti fino a quando, nel 1969, sono subentrato io.
Che cosa è cambiato per la sua azienda dal 1969 a oggi?
In questi anni è cambiato il mondo. Quando ho preso in mano le redini dell’impresa, gli imballaggi si realizzavano con il martello e i chiodi a mano. Con il tempo sono subentrate le seghe a nastro e quindi le sfogliatrici. Oggi ci sono attrezzature da milioni di euro, che realizzano automaticamente la cassetta a partire dal tronco. Il materiale che utilizziamo è meno pregiato, ma la velocità di esecuzione è aumentata notevolmente. Abbiamo 22 dipendenti che realizzano mediamente 30mila cassette. Negli anni ’50-’60 invece per produrre 10mila cassette ci volevano 70 dipendenti.
Con quali materiali sono realizzati i vostri prodotti?
Noi utilizziamo tronchi di pioppo coltivati ad hoc. La deforestazione non appartiene alla nostra cultura: come chiunque si ciba del mais che cresce una volta l’anno, così noi utilizziamo alberi che sono coltivati e quindi tagliati una volta ogni dieci anni. Sono coltivazioni su misura per le lavorazioni industriali, e sarebbe sciocco non utilizzare l’unica materia prima rinnovabile al mondo, cioè il legno.
In che modo avviene la coltivazione dei vostri pioppi?
Le nuove colture di pioppo diventano adulte in dieci anni. Sono piantagioni che crescono in Italia, soprattutto lungo i fiumi, e in particolare in Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia. Oltre agli imballaggi, sono utilizzate anche per realizzare il compensato per i mobili. La coltivazione dei pioppi è curata da agricoltori, che poi ci riforniscono di tronchi.
Quindi a chi rivendete i vostri prodotti?
I nostri clienti si trovano in un raggio di 150 chilometri dal nostro stabilimento, perché altrimenti il trasporto diventa eccessivamente oneroso. La nostra è un’attività locale.
In che modo la crisi ha cambiato le vostre attività?
Noi lavoriamo esclusivamente per l’agricoltura. Quando maturano, i prodotti agricoli devono essere raccolti, imballati e venduti anche quando il loro prezzo è in caduta verticale. Noi non risentiamo quindi di una crisi dovuta al mercato o alla globalizzazione internazionale. La nostra crisi, se c’è, è dovuta alla grandine, al maltempo o al freddo. Il primo a risentirne è quindi sempre l’agricoltore. La nostra principale difficoltà è relativa alla liquidità finanziaria, cioè alla fase in cui dobbiamo incassare i crediti dai clienti.
Come vi comportate in questi casi?
Normalmente noi abbiamo a che fare non con truffatori ma con persone oneste. I nostri clienti sono lavoratori che sudano nei campi e che, se non hanno i contanti per pagare, è perché a loro volta non hanno incassato quanto spettava loro dalla grande distribuzione. Non si tratta certo di avventurieri dei quali non ci possiamo fidare o di gente di passaggio, sono persone con cui abbiamo rapporti continui da anni, quindi c’è una certa affinità.
Quanto conta questo rapporto di fiducia nel suo lavoro di imprenditore?
E’ molto importante, anche perché noi non possiamo basarci su una programmazione a lungo termine. Di solito i clienti ordinano i nostri prodotti e noi li consegniamo loro nell’arco di 24 ore. Tutto dipende dal grado e dal tempo di maturazione, dalle dimensioni del prodotto e dal formato degli imballaggi. L’affiatamento tra cliente e fornitore è quindi decisivo.
(Pietro Vernizzi)