Mauro Guzzini, Chief Product & Innovation Officer di Teuco Guzzini spa, è il nuovo presidente di Assobagno, l’associazione di FederlegnoArredo che all’interno di Confindustria riunisce i principali produttori di arredi per il bagno. Guzzini, che raccoglie il testimone da Gianluca Marvelli, è stato eletto all’unanimità dall’assemblea dei soci il 17 giugno scorso e resterà in carica per il triennio 2014-2016. La sua elezione cade in un momento delicato: dopo anni difficili (con un 2013 ancora in forte calo sul fronte interno: -5,1%) si intravedono i primi segnali di ripartenza. Ma la ripresa rimane debole: criticità come l’accesso al credito non sono affatto risolte. E proprio l’accesso al credito, assieme a nuove forme di finanziamento per le Pmi, e una rinnovata spinta all’internazionalizzazione sono i principali temi al centro del programma del neoeletto presidente. Che in questa intervista racconta come intende muovere i primi passi.
È fortunato, la sua elezione sta intercettando i primi segnali di ripresa.
È vero, ci sono segnali di ripresa. Ma non da adesso. In realtà, già nell’ultimo trimestre dello scorso anno si notavano queste tendenze. E anche gli ultimi dati confermano questo orientamento, sia a livello di ordinativi che di fatturati. Ma c’è una cosa ancora più importante.
Di cosa si tratta?
Assistiamo a una stabilizzazione del mercato interno. In parte dovuta al bonus mobili che sicuramente è servito a smuovere le acque.
La ripresa però è fragile. Che criticità rimangono?
La ripresa rimane fragile per fattori che non dipendono tanto dalle nostre aziende, quanto dalla congiuntura che il nostro Paese sta attraversando o, a livello internazionale, da paesi come la Russia andati bene fino ad aprile e che oggi invece si trovano in difficoltà. L’altro problema di grande attualità riguarda l’accesso al credito.
Non è cambiato nulla in questi mesi, è così?
Uno dei punti che intendo sviluppare durante nel mio mandato è proprio quello dell’accesso al credito.
In che modo, scusi?
Secondo tre direttrici. La prima riguarda l’allargamento dei rapporti con gli istituti di credito. Oggi FederlegnoArredo ha una grande banca di riferimento, ma è doveroso cercare di coinvolgere altre banche, visto che la nostra è una federazione importante e che le aziende associate sviluppano un fatturato di circa 30 miliardi di euro. Anche banche estere, visto che quelle italiane sono costrette a finanziarsi a tassi decisamente più alti rispetto a quelle francesi o tedesche.
La seconda direttrice?
È quella di creare un sistema semplificato per aiutare le piccole e medie imprese che sono quelle che maggiormente soffrono la difficoltà dell’accesso al credito. In pratica si tratta di creare una griglia di valutazione dei piani di sviluppo che sia facilmente utilizzabile dalle nostre Pmi e che venga accettata dalle banche.
La terza?
È una derivata della precedente. Il linguaggio delle nostre aziende è in molti casi diverso da quello delle banche. E spesso non è facile capirsi. Quando la banca chiede “qual è la posizione finanziaria netta?”, molti di noi si trovano in difficoltà. Dobbiamo innanzitutto uniformare i nostri linguaggi, poi dobbiamo trovare il modo migliore per presentarci alle banche e infine farlo bene. Dobbiamo sì cercare le banche che offrono le condizioni migliori e stabilire con loro dei parametri su cui dialogare. Ma anche noi dobbiamo migliorare il nostro modo di interloquire con le banche; dobbiamo insomma imparare a presentarci meglio. Sull’accesso al credito c’è anche un altro aspetto.
Quale?
L’Italia è sostanzialmente un Paese “bancocentrico”, con uno scarsissimo utilizzo dei private equity di qualità. È recente la semplificazione normativa per l’emissione dei cosiddetti “mini bond”. Ma sinceramente occorre fare molto di più.
Cosa propone?
Alle imprese di Assobagno vorrei proporre una lettura diversa del mondo del private equity. Personalmente conosco diversi soggetti che hanno obiettivi industriali, non arrivano in azienda con la logica del finanziere puro; è gente che ha lavorato in azienda e conosce le dinamiche aziendali, conosce il made in Italy, conosce l’imprenditore e assieme a lui vuol costruire qualcosa. E attenzione: potrebbero essere loro quelli in grado di attivare il processo di emissione dei mini bond. È forse il caso di cominciare almeno a conoscere questi soggetti. Anche perché c’è un sentiment che dice che nei prossimi tre-quattro anni le banche non elargiranno fondi tanto facilmente. Per questo, da presidente di Assobagno ritengo doveroso percorrere altre strade e offrire ai soci nuove opportunità.
L’altro grande tema è quello dell’internazionalizzazione. Su cosa intende puntare?
Anche qui sono due le direttrici che intendo seguire ripercorrendo il solco tracciato dal mio predecessore, Gianluca Marvelli. Innanzitutto dobbiamo essere sempre più integrati nella federazione partecipando attivamente, come Assobagno, alle scelte strategiche e alle iniziative di internazionalizzazione. FederlegnoArredo ha tantissime aziende che esportano; organizza missioni, fiere, che per noi sono tutte opportunità da sfruttare.
Qual è la situazione dei mercati esteri?
Restando in Europa, ci sono paesi che stanno andando bene, come Svizzera, Germania, Inghilterra; la Spagna, nonostante tutto, sta andando discretamente; quella un pochino più ferma oggi è la Francia. Poi ci sono i grandi mercati, nord e sud America, il middle east e la Cina. Per il made in Italy le prospettive sono più allettanti di prima.
In che senso scusi?
In generale è cresciuto il livello di cultura dei nuovi ricchi, soprattutto in paesi dove il made in Italy fa status. Il presidente Snaidero è appena rientrato dalla Cina e ci ha parlato delle nuove grandi prospettive che si aprono in quel Paese.
La dimensione, spesso molto piccola delle aziende di Assobagno, non aiuta ad affrontare le sfide dell’internazionalizzazione…
È vero. Però anche al nostro interno abbiamo tanti esempi, non dico di reti, ma almeno di condivisione di costi commerciali in paesi lontani, ad esempio per la partecipazione a fiere che si svolgono all’estero. Da presidente vorrei promuovere anche questo tipo di attività. Ci sono poi aspetti molto concreti che per un imprenditore però sono molto importanti.
Tipo?
Faccio un esempio: non è facile, in una città caotica come San Paolo del Brasile, trovare l’avvocato giusto a cui rivolgersi, ottenere indicazioni sui tre-quattro professionisti di buona qualità e buon prezzo per affrontare il mercato brasiliano, che possono aiutarti a ottenerne le certificazioni; piuttosto che ricevere indicazioni su come fare ad aprire un ufficio. Sono dettagli spiccioli, ma per un imprenditore sono spesso decisivi per le scelte che deve prendere. E terrei particolarmente a sottolineare un’ultima cosa.
Prego.
Vorrei che la carta dei valori di FederlegnoArredo diventasse qualcosa di molto vivo e non solo scritto. È arrivato il momento di dire basta a tutta una serie di comportamenti censurabili e cominciare ad agire secondo i principi della carta che abbiamo sottoscritto. Non mi pare di chiedere nulla di particolare.