Uno dei più grandi registi di tutti i tempi, co-fondatore della Nouvelle Vague e papà di alcuni dei film che hanno tracciato un solco nella storia del cinema. Con la morte di Jean-Luc Godard se ne va uno degli ultimi grandi maestri, un autore radicale e fuori dagli schemi. Il cineasta franco-svizzero si è spento all’età di 91 anni nella sua Parigi, ma la sua leggenda continuerà a vivere attraverso le sue opere.
Una carriera contraddistinta dalla grande prolificità, ma soprattutto dalle innovazioni linguistiche. Insieme ai colleghi e amici della Nouvelle Vague – François Truffaut, Jacques Rivette, Claude Chabrol e Éric Rohmer – ha rivoluzionato il modo di fare e pensare cinema. Godard era l’ultimo esponente del movimento rimasto in vita e con la sua scomparsa si chiude un ciclo, un’epoca.
Una wave di strappo, una rottura che Godard aveva incarnato più dolorosamente e più violentemente di altri colleghi. Il maestro parigino ha sempre creduto nel potere del cinema di cambiare il mondo, un’utopia che lo ha portato a diventare uno dei registi più seguiti e ammirati in tutto il mondo, arrivando fino a Hollywood. Il suo stile provocatorio, senza mezze misure, a tratti indisponente gli ha permesso di mantenere vivo il fuoco sacro della rivoluzione, anche nei momenti più difficili della sua carriera.
Un predestinato, come testimoniato dalla sua opera prima: A bout du soufflé, un colpo di genio, il primo di una lunga serie di capolavori. Pensiamo a Il disprezzo, Due o tre cose che so di lei o Pierrot le fou, oppure alle sue ultime opere sperimentali come Adieu au langage – Addio al linguaggio e Livre d’image. Godard ha cambiato il linguaggio cinematografico, ha valorizzato il montaggio e ha ripensato la produzione (cinema a basso costo e lontano dalle strutture industriali).
Leggerezza, malinconia, rivolta, sentimenti, ambizioni: questi solo alcuni degli ingredienti dell’arte godardiana, che non ha mai rinunciato al suo gusto per la sperimentazione. Si è sempre spinto oltre i confini estetici e narrativi, un creatore essenziale che ha utilizzato l’immagine in tutte le sue forme: film, documentari, fiction, disegni, dipinti, incisioni e così via. Dopo il Leone d’oro del 1984 grazie a Prénom Carmen e l’Oscar alla carriera del 2011, nel 2018 ha ottenuto il suo ultimo prestigioso riconoscimento: il Premio della giuria al Festival di Cannes per Adieu au langage – Addio al linguaggio, un manifesto della sua smisurata ambizione. Quella di un maestro.
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