È buio pesto in Nord Corea. Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un “è in stato di morte cerebrale”, spiega Francesco Sisci, giornalista e sinologo, che ha anticipato nella sua ultima intervista al Sussidiario la scomparsa politica di Kim. Ciò che rende unica questa transizione a Pyongyang rispetto al passato – dice oggi Sisci – è che avviene in un clima di forti contrasti tra Cina e Stati Uniti. Sono due i candidati alla successione: “la 32enne Kim Yo-jong e suo zio Kim Pyong-il. Ma hanno entrambi punti deboli”.
Cosa sappiamo al momento?
Nella stampa si sta consolidando il consenso sulla morte clinica di Kim Jong-un. Ci sono sempre più dettagli che emergono. Secondo il settimanale giapponese Shukan Gendai, Kim avrebbe avuto un collasso. Hanno provato a mettergli uno stent ma l’operazione è andata male.
Chi avrebbe fatto questo intervento?
Secondo quanto riferito, un’équipe medica cinese è stata chiamata d’urgenza, ma quando è arrivata non c’era più niente da fare. Il dittatore ora è in stato di morte cerebrale.
Dunque sarebbe confermato quanto lei ha anticipato venerdì scorso. Domanda obbligata: chi governa?
Il problema vero è doppio ed è interconnesso: la successione in Corea e gli attori internazionali. La scelta di Kim Jong-il alla fine degli anni 70 come successore del fondatore della dinastia Kim Il-sung avvenne su pressione del padre, che aveva ottenuto il sostegno di Urss e Cina. Kim Jong-un arrivò al potere nel 2011 praticamente solo con l’appoggio cinese. Pechino allora avrebbe voluto rompere la scelta ereditaria, mentre Kim Jong-il avrebbe voluto “al trono” il primo figlio. Il compromesso fu il secondo figlio anche perché somigliava tanto al nonno.
Qual è invece la novità di questa transizione?
Oggi gli Stati Uniti e la Sud Corea paiono in qualche modo coinvolti nella scelta del successore, infatti la voce che la sorella 32enne Kim Yo-jong potrebbe andare al potere è uscita dagli Usa. I cinesi invece paiono preferire Kim Pyong-il, fratellastro di Kim Jong-il.
Lei cosa pensa?
Se questo avvenisse in un momento di buoni rapporti bilaterali tra Usa e Cina andrebbe bene.
Ma non è così. Tutto dice che siamo all’inizio di una nuova guerra fredda.
infatti. Pechino potrebbe essere preoccupata di una “avanzata” americana nella penisola coreana, proprio quello che la Cina non vuole e che riuscì a scongiurare 70 anni fa nella guerra di Corea.
La Cina teme la presenza Usa alla frontiera tra Nord e Sud Corea?
Sì. Con il vuoto di potere nel Nord, il ruolo di cuscinetto risulta indebolito. Per questo alcuni falchi a Pechino potrebbero essere spinti a volere un intervento più energico in Nord Corea per non sentire la pressione americana. Non credo si arriverà a tanto, ma è importante registrare il nervosismo a Pechino.
Qual è il punto di vista della Cina?
Nel 1979 la Cina combatté con l’appoggiò americano una guerra contro il Vietnam. Quarant’anni dopo dopo, Washington appoggia il Vietnam in funzione anti-cinese. La Cina sente che Taiwan gli è praticamente sfuggita di mano, Hong Kong le sta scivolando via fra le dita e quello che rimane potrebbe sfarinarsi. se gli Usa avanzano anche in Nord Corea sarebbe uno smacco e una sconfitta oggettiva. Ma a questo punto tutto ciò è praticamente già avvenuto. Se Pechino dovesse tentare di intervenire con energia, peggiorerebbe ancora la situazione. È un pasticcio molto delicato.
Ci fa un rapido confronto tra i due candidati alla successione?
I due candidati alla successione, Kim Yo-jong e suo zio Kim Pyong-il, hanno entrambi punti deboli. Come può una ragazza di 32 anni riuscire a imporsi su vecchi generali maschilisti? D’altro canto lo zio è stato all’estero per 40 anni a fare il diplomatico e il playboy, che presa ha o può avere sull’apparato dopo tanto tempo?
Quindi?
È anche possibile che emerga un terzo personaggio. Staremo a vedere, ma dubito che la morte sarà annunciata prima che la successione venga risolta.
(Marco Tedesco)