Oggi è quello che molti hanno già chiamato il D-day: lo sbarco di Netflix in Italia. Nato come distributore di film tramite DVD spediti per posta, dopo aver ucciso i negozi BlockBuster, Netflix si è trasformato utilizzando lo sviluppo e la penetrazione della “banda larga” nelle città, nei paesi e nelle case. Vendendo i diritti di vedere contenuti televisivi a pagamento tramite la Rete, e su qualsiasi apparato tecnologico atto a riceverli: cellulare, tablet, pc, consolle per videogiochi, lettori di dvd, televisori dotati di scheda internet.
Da poco più di un anno si sta diffondendo a macchia d’olio nel mondo, dopo aver raccolto fino ad oggi 63 milioni di abbonati in 50 paesi. Ancora prima del suo arrivo, si sono già scatenati i soliti giornalisti tecno-entusiasti, pronti a predire che dopo Netflix la televisione non sarà più come prima, con grande sofferenza sia della tv in chiaro che della pay tv. Il vostro Yoda non la pensa proprio così, ma non per essere controcorrente. Sicuramente Netflix tenderà a modificare quella che viene definita tv lineare, vale a dire basata su un palinsesto con i suoi orari. Con la nuova modalità, già molto cara alle classi giovanili, i contenuti audiovisivi potranno essere fruiti in qualsiasi momento e con qualsiasi aggeggio adatto. La questione vera riguarda i contenuti.
Da quello che si sa, per ora sarebbero tutti o quasi in lingua originale, e sottotitolati in varie lingue. Pochi sanno che sono solo gli italiani a prediligere il doppiaggio (in cui anche per motivi storici l’Italia può vantare dei veri maestri), motivo per cui, che si tratti di film, di serie tv o di documentari, gli italiani, che non sono abituati ai sottotitoli, faranno molta fatica a seguirli senza stancarsi molto presto, in quanto i sottotitoli molto spesso impediscono di godere appieno della scena. Facile quindi immaginare che la prima a sperimentare sarà quella ristretta fascia di giovani che hanno studiato l’inglese, e che già sono abituati a scaricarsi illegalmente i film.
Paradossalmente Netflix gioca anche su questo: offrendo una sterminata library a un costo molto contenuto (meno di dieci euro al mese, anche per l’abbonamento in HD), supportata già da diverse applicazioni che consentono di navigare nell’indice aiutati da recensioni, guide, suggerimenti, consigli. Dal punto di vista industriale, Netflix costituisce una grande novità, perché il distributore si è trasformato in produttore, come già avvenuto per canali pay come HBO. Una delle serie televisive più famose del momento, House of Cards, è proprio un prodotto Netflix, ma non lo si potrà vedere su Neflix…perché nel frattempo i diritti sono stati venduti a Sky, mentre altre serie sono state vendute a Mediaset. Vedremo.
In Francia, Paese latino come l’Italia, per il momento è andata così così, anche perché là è vietato trasmettere i film nuovi appena usciti anche in tv. In Francia sono più abituati all’uso dei sottotitoli, ma nel contempo è noto che non sono così appassionati alla cultura americana da cui nascono le serie di tutti i generi che affollano il magazzino di Netflix. È quindi facile immaginare che contribuirà a modificare le abitudini televisive innanzitutto dei più giovani, e che non sottrarrà nell’immediato abbonati nemmeno a tv a pagamento come Sky, che offre non solo film, documentari e programmi vari, ma anche eventi sportivi in diretta di ogni genere. Non sono da prevedere nemmeno grandi terremoti per la tv generalista, visto che i più giovani già la guardano poco.
Semmai l’avvento di Netflix è un’ulteriore botta al già malandatissimo Auditel, che in questo periodo non si sente per nulla bene, in quanto il vecchio sistema non rileva nessuno dei mezzi di trasmissione impiegati da Netflix che invece, come Sky, è in grado di profilare ogni minima scelta dell’utente, arrivando a conoscerne in dettaglio gusti e abitudini. Il che si rivela assai interessante per chi intende pianificare una pubblicità molto mirata: un altro motivo in più per mandare Auditel in soffitta, altro che raddoppiare il campione che rileva solo – e con molti limiti – la vecchia tv!
Ma Netflix dovrà fare i conti con un altro ritardo, tutto italiano: quanto a tasso di penetrazione della banda larga ogni 100 abitanti, secondo l’Eurostat, con il suo misero 21,9%, l’Italia non fa certo una bella figura, risultando nettamente staccata non solo da Francia, Germania e Regno Unito (rispettivamente al 32,7%, 32% e 31,4%), ma anche dalla Spagna, ferma al 23,6%. Molto lontano anche il dato medio dell’Unione europea, che si attesta al 26,5%. E non contano solo i collegamenti, bensì anche la velocità con cui è possibile effettuare lo “streaming” necessario per poter vedere i film. Altro motivo per cui Netflix molto seriamente offre un mese di prova gratuito per capire se il proprio provider fornisce la banda sufficiente.
Le principali compagnie telefoniche come Vodafone e Telecom sembrano crederci, al punto che si stanno organizzando per offrire pacchetti che includono l’abbonamento alla novità del momento. Vedremo se la debole infrastruttura di rete italiana saprà reggere, anche al nuovo fenomeno che Netflix ha reso possibile: la “binge view”, vale a dire l’abbuffata di puntate della stessa serie da vedersi tutte di fila in un solo giorno o in un weekend! I soliti americani! Ne riparliamo presto…