Parlando a Cernobbio durante il forum della Confcommercio, il ministro Fornero ribadisce la bontà della riforma del lavoro approvata ieri dal Consiglio dei ministri (con la formula “salvo intese”). Nelle parole dette oggi, Fornero ha sottolineato un passaggio inedito, nel quale ha voluto dire come questa riforma sia una scommessa per rendere l’economia italiana più attrattiva in un momento in cui diverse aziende chiudono in Italia per riaprire “in Serbia”. Una riforma insomma per far sì che le imprese rimangano in Italia. Tornando invece sull’argomento più delicato, la riforma dell’articolo 18, il ministro ha detto ancora una volta come tale riforma non vuole essere il motivo di tensioni sociali e soprattutto non si intende calpestare i diritti di nessuno, ma che oggi in Italia è difficile licenziare. Ribadisce dunque il no al reintegro in caso di licenziamento per motivi economici ma con un indennizzo piuttosto alto. Purtroppo è proprio questo il punto che non va giù a molti, Cgil in primis. Il ministro ha poi detto di come i toni aspri del confronto non le siano piaciuti, c’è rammarico per questo, ma anche se la riforma non è condivisa pienamente, rimane una buona riforma: “Il documento della riforma è stato preparato attraverso il dialogo con le parti sociali. Sono tre mesi che lavoriamo: un tempo che si può dire lungo se si considera la brevità della vita di questo governo, breve se si considera l’ambizione e la vastità dei temi che la riforma copre”. Un pensiero al prossimo dibattito parlamentare: spero, ha detto, che la riforma non subisca cancellazioni, ma non posso saperlo. Ha spiegato come la mobilità lunga finirà solo nel 2017, un male, ha detto, che finalmente finirà fra quattro anni. “se non vanno a cancellare le cose che facciamo, ma non possiamo garantirlo, non è sempre possibile” ha soggiunto riferendosi ai partiti. Infine ha concluso ricordano la nuova mini Aspi per i giovani precari: “Si è sempre detto che la mancanza di flessibilità in uscita era un freno agli investimenti, che invece ora pensiamo debbano tornare» ha concluso il ministro del Welfare.” La parola passa dunque adesso al Parlamento: le previsioni sono assai pessimistiche. Si parla di un lavoro lunghissimo viste le molte obiezioni alla riforma con una previsione di finire i lavori solo dopo l’estate. Sempre che la riforma non venga abolita dal voto parlamentare.