Il numero esatto degli esodati? Chissà se si saprà mai davvero. Dopo il balletto di numeri tra ministero del welfare (circa 65mila), Inps (quasi 400mila) arrivano adesso i dati di una indagine disposta sull’argomento dalla Fondazione Studi dei consulenti del lavoro che si avvicinano decisamente a quelli denunciati dall’Inps. Sarebbero tra i 370 e i 390mila, gli aventi diritti alla pensione che cadono sotto la categoria dei cosiddetti esodati. Il fatto è che, come spiega il presidente della Fondazione dei consulenti Rosario De Luca, che il ministero ha detto giusto parlando di 65mila esodati. Il problema è che quel numero faceva riferimento a quelli che il ministero stesso aveva deciso di salvaguardare con l’apposito decreto. Ne restano fuori però oltre 300mila che la vigente normativa pensionistica renderà in fretta degli esodati pure loro e senza salvaguardia. Ecco allora forse spiegato l’inghippo dietro il balletto di numeri. Una situazione che non lascia margini interpretativi, ma che impone interventi immediati del governo. Sino a questo momento ci si e molto concentrati sui numeri e sull’impatto economico della vicenda esodati. Nessuno si è però soffermato sull’aspetto umano della vicenda che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori, di famiglie, di persone”. Secondo questi dati, nel 2011 sarebbero stati oltre un milione e mezzo i lavoratori che avrebbero avuto diritto alla cassa integrazione e mobilità. Adesso, dice De Luca, il governo deve intervenire immediatamente per garantire i diritti di questa categoria di lavoratori. Intanto proprio in queste ore il ministro del welfare sta intervenendo al senato per spiegare la sua visione del problema esodati dopo le recenti polemiche con i vertici del’Inps e i duri attacchi ricevuti da quasi tutte le forze politiche e sindacati compresi (il segretario della Cisl Bonanni l’ha definita “una bugiarda”). L’altro tema caldo del giorno, la riforma del lavoro che Mario Monti volerebbe approvata entro il 28 giugno, cioè prima del vertice europeo per dare un segnale forte all’Europa stessa, subisce oggi un pesante attacco da parte dei vertici della Confindustria. Giorgio Squinzi l’ha infatti definita “una vera boiata”, purtroppo da accettare perché è necessario presentarsi il 28 giugno al Consiglio europeo con una riforma approvata. 



Sperando però, aggiunge, che poi si possa intervenire con alcuni correttivi: “una situazione di grande preoccupazione che si colloca in un quadro politico sconcertante” ha detto.

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