La Cisl della Lombardia ha deciso di congelare lo sciopero proclamato dalle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil contro la legge di stabilità. “Stiamo discutendo al nostro interno, nei prossimi giorni definiremo le nostre scelte”, spiega in questa intervista il segretario generale lombardo Gigi Petteni. La riflessione avviata in Lombardia riguarda un tema molto delicato e riguarda lo sciopero: “è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per rivendicare le nostre posizioni?”. Ce ne sono altri? “Penso a possibili alleanze anche con il mondo delle imprese che condividono alcuni aspetti critici della legge di stabilità”. Proclamando lo sciopero si rischia perfino l’assurdo: “Se il mondo delle imprese chiede a gran voce meno tasse sul lavoro e sull’impresa, meno tasse a chi reinveste gli utili e così via, io dico che c’è spazio per fare qualcosa assieme. Altrimenti dovrei scioperare contro l’impresa per sostenere le stesse ragioni che rivendica l’impresa”. E conclude: “Bonanni ci ha guidato su questo terreno in questi anni, il dibattito che stiamo facendo raccoglie i suoi insegnamenti”. Per giovedì 31 ottobre intanto è stato fissato un incontro con le segreterie delle altre sigle sindacali per stabilire le iniziative di mobilitazione.
La differenza tra la vostra posizione e quella assunta dal sindacato a livello nazionale rimane sostanziale, no?
Abbiamo congelato quella decisione. Stiamo discutendo al nostro interno e nei prossimi giorni definiremo le nostre scelte
Come nasce questa decisione?
Da sindacato che guarda al futuro volevamo approfondire un tema molto delicato come quello dello sciopero per capire se in un momento così difficile è l’unico strumento che abbiamo a disposizione o se può essere accompagnato da altre iniziative
Di che tipo?
Penso, ad esempio, a possibili alleanze anche con il mondo delle imprese che condividono alcuni aspetti critici.
A cosa si riferisce?
Ad esempio al cambiamento del modo con cui si trasferiscono le risorse, dai costi storici a quelli standard, ad alcuni allentamenti del patto di stabilità che consentirebbero di spendere risorse per settori particolarmente in crisi come quello dell’edilizia. Mi pare che ci sia spazio per fare azioni comuni.
L’impressione è che la Cisl sia stata trascinata dentro la decisione di proclamare lo sciopero. Bonanni fin dal principio non sembrava convinto…
Bonanni sta portando l’organizzazione su un terreno di grande responsabilità. Rischiando molte volte l’impopolarità per la difficoltà a interpretare le nostre posizioni. Penso che Bonanni abbia fatto un grande gesto di generosità, un sacrificio sull’altare dell’unità sindacale. D’altro canto, la proposta di tenere aperto il confronto su questi temi mi pare sia coerente con il cammino fatto dalla Cisl in questi anni.
Qual è il bilancio di questi anni?
Credo sia aumentata la nostra credibilità, perché non abbiamo mai parlato alla pancia della gente bensì alla testa. Abbiamo sempre richiamato alla responsabilità. Ad esempio, fare una mobilitazione di sabato, in un periodo come questo, non ha un significato inferiore, anzi. Significa avere delle ragioni da far sentire ma senza far perdere il salario a gente che è già in difficoltà. Anche questa è una scelta di grande responsabilità. Bonanni ci ha guidato su questo terreno in questi anni e il dibattito che stiamo facendo raccoglie i suoi insegnamenti.
La legge di stabilità, così com’è, va però cambiata, non crede?
Certo, bisogna fare delle modifiche. Tuttavia ci sono segnali di controtendenza che non possiamo nascondere. Sul patto di stabilità, sul cuneo fiscale, sui redditi: tutte cose che evidentemente possono essere migliorate. Come non si può continuare a umiliare i lavoratori del pubblico impiego. Anche in questo caso si possono fare alleanze per ottenere queste modifiche. Le faccio un esempio.
Prego.
Se il mondo delle imprese chiede a gran voce meno tasse sul lavoro e sull’impresa, meno tasse a chi reinveste gli utili e così via, io dico che forse c’è spazio per fare qualcosa assieme. Altrimenti, per assurdo, dovrei scioperare contro l’impresa per sostenere le stesse ragioni che rivendica l’impresa. Per questo credo che la nostra discussione sia utile. Poi rispetterò, e assumerò, le decisioni che l’organizzazione prenderà
Non era meglio attendere il dibattito parlamentare? Qualcosa della legge di stabilità poteva cambiare già in quella sede. Lo sciopero poteva essere proclamato in un secondo momento, non le pare?
Se la politica entra in contatto con il paese reale si creano già le condizioni per modificare la legge di stabilità e far venir meno molte tensioni. Mi pare che anche la controparte, il mondo economico, Confindustria in primis ma anche Confartigianato e Confcommercio, esprimano delle perplessità. Se poi il governo è pronto a cogliere queste esigenze e si affretta a dare dei segnali più marcati, probabilmente andiamo nella direzione giusta. E possiamo tornare a mettere in agenda con grande determinazione i problemi più urgenti del lavoro.
Ci sono margini per un ripensamento?
Intanto non ci sarà sciopero generale ma solo iniziative locali. Giovedì ci sarà un incontro con le altre organizzazioni della Lombardia in cui faremo assieme delle valutazione. Non escludo che ci saranno anche delle mobilitazioni ma saranno accompagnate da altre iniziative.
Il sindacato ha bisogno di cambiamento?
Una riflessione come quella che abbiamo avviato credo non si esaurirà in questa circostanza. È importante che il dibattito rimanga aperto perché il sindacato deve capire come porsi. Dobbiamo anche riflettere se con una disoccupazione al 9% possiamo ancora usare gli stessi strumenti nello stesso modo in cui li abbiamo usati finora ma in contesti completamente diversi. Questo è uno snodo importante a cui non possiamo sottrarci. Devo dire che in questi giorni trovo molta gente disposta ad approfondire questi temi. Nessuno sta dicendo: cambiamo lo sciopero. Lo sciopero è uno strumento importante e guai a chi lo tocca. Casomai dobbiamo capire se è l’unico strumento che possiamo utilizzare per sostenere le nostre ragioni. Io penso di no.