Un unico contratto di lavoro “indeterminato-flessibile” per tutti i giovani al di sotto di una determinata soglia di età. È la proposta di Renzi, illustrata dal suo stretto collaboratore, l’onorevole del Pd, Itzhak Yoram Gutgeld, che ne scrisse il programma economico in occasione delle primarie di un anno fa. In pratica sarebbero cancellati i contratti a progetto introdotti con la legge Biagi e per i neo-assunti il reintegro per giusta causa sarebbe sostituito da un indennizzo. Mentre per chi è già nel mercato del lavoro da tempo resterebbe in vigore il vecchio articolo 18. In molti in queste ore si sono chiesti se Renzi abbia una road map chiara per quanto riguarda il lavoro e da Gutgeld arriva la prima risposta articolata.
Da quali analisi prendono spunto le proposte di Renzi per quanto riguarda il mercato del lavoro?
Noi abbiamo un mercato del lavoro duale, composto da un lato da una fascia di iper-protetti, e dall’altra da giovani condannati a una precarietà assoluta. La legislazione sul lavoro in Italia protegge quanti hanno il contratto a tempo indeterminato, ma porta la flessibilità a livelli estremi nei confronti di tutti gli altri. I giovani vengono così a trovarsi in un deserto di precarietà che presenta due ordini di problemi. Il primo è che questa situazione non permette loro di pianificare il futuro, e dall’altra disincentiva le imprese a investire sulle persone in quanto non si sa se di lì a sei mesi saranno ancora in azienda. La priorità assoluta è quindi di intervenire per correggere questo fenomeno.
In che modo il programma di Renzi prevede di poterlo fare?
La proposta di Renzi è che si debba introdurre un contratto a tempo indeterminato, il quale non goda però della protezione del reintegro dell’articolo 18. L’idea non è però quella di abolire l’articolo 18, bensì di stabilire fin dall’inizio un indennizzo in caso di licenziamento e comunque di garantire alla persona che perde il posto di lavoro sia un sussidio di disoccupazione adeguato sia la possibilità di riqualificazione professionale. Lo dico a scanso di equivoci, non si tratta di abolire il contratto a tempo indeterminato, né di porre fine alle tutele di chi ce l’ha, in quanto questo nuovo contratto “indeterminato flessibile” varrebbe soltanto per i giovani.
Questa distinzione tra “giovani” e “non più giovani” sarebbe immune da forme di distorsione?
Nell’attuale situazione i giovani vanno avanti con contratti di sei mesi in sei mesi. Il contratto a tempo indeterminato è riservato a chi è molto richiesto e ha una professionalità particolare. La distorsione è dunque già nelle cose e riguarda la distinzione tra contratti stabili e contratti precari. La realtà in cui i nostri giovani si trovano a lavorare è un Far West che non garantisce nulla. La risposta di Renzi dunque è agli antipodi del diminuire i diritti dei lavoratori. Al contrario, li si va ad aumentare. Il tempo indeterminato non si tocca, e nello stesso tempo si va a dare un’alternativa al precariato.
Fino a che età si introdurrebbe questo contratto “indeterminato-flessibile”?
Renzi non si è mai addentrato in dettagli di questo tipo, il suo scopo è lanciare un’idea e poi lasciare che la politica ne discuta.
Quali sono le altre proposte di Renzi per quanto riguarda la riforma del lavoro?
Tra gli appunti che Renzi non manca mai di fare c’è la necessità di semplificare il Codice del lavoro e il rilancio dei Centri per l’impiego. Dobbiamo prendere atto che i centri per l’impiego oggi non funzionano, in quanto intermediano tra il 3% e l’1% dei contratti di lavoro, contro il 20% dell’Inghilterra, hanno professionalità inadeguate e non sono collegati in modo inappropriato al mondo del lavoro. Occorre inoltre intervenire sul sistema complessivo di formazione professionale, che oggi spesso lavora più per i formatori che per gli studenti.
(Pietro Vernizzi)