Dopo lo stop dei gasdotti, in Europa crescono le importazioni di gas russo via mare
Secondo un recente articolo del Financial Times, l’Europa dipende ancora in larga parte dalle importazioni di gas russo, nonostante i flussi dei gasdotti siano drasticamente diminuiti nell’ultimo periodo. La crisi del gas e dell’energia è un fatto ormai consolidato fin dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, momento in cui le maggiori potenze europee, sotto la spinta di Bruxelles, hanno imposto sanzioni contro Vladimir Putin.
Ci si aspettava, insomma, che la dipendenza dal gas russo sarebbe diminuita progressivamente, anche in virtù delle dichiarazioni dei diversi stati per cui erano in programmo piani per escludere la Russia dal tavolo delle trattative sul gas. E, se da un lato ci ha penato Putin, riducendo i flussi di gas dai maggiori gasdotti europei (i Nord Stream tedeschi, tra cui uno fermo e uno guasto, e lo Yamal, che attraversa la Polonia ed è completamente fermo da maggio), l’Europa dall’altro, dopo un primo momento di sconforto, ha trovato una soluzione, importare via mare il gas russo. A quanto evidenzia il Financial Times, infatti, nel periodo tra gennaio ed ottobre di quest’anno, le importazioni di GNL (il gas allo stgasato liquido) sono aumentate del 40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Gas russo: “Europa ancora vulnerabile contro Putin”
Insomma, oltre alle dichiarazioni di politici e governatori, sembra che la dipendenza dal gas russo rappresenti ancora un problema piuttosto grosso per l’Europa. A quanto evidenzia lo stesso quotidiano, il GNL importato via mare dall’inizio del 2022 ad oggi rappresenta complessivamente il 16% del volume complessivo delle importazioni europee. Dei passi avanti sono, insomma, stati fatti concretamente, riducendo di parecchio le importazioni almeno dal versante russo, ma quel 16% è comunque un dato piuttosto elevato che espone ancora l’Europa a qualche possibile fastidio.
Facendo un passo indietro, secondo il think tank di Bruegel, istituto che si occupa di monitorare le politiche mondiali, rispetto allo scorso anno le importazioni complessive di gas russo in Europa sono diminuite dell’80% nel 2022. Un risultato sicuramente importante ma, come evidenzia Anne-Sophie Corbeau, ricercatrice del Center on Global Energy Policy della Columbia University al Financial Times, che espone in ogni caso l’Europa alla “guerra del gas“. Non si può escludere che Putin, un giorno, decida di cessare completamente l’export del gas verso l’Europa, “costringendo la regione ad acquistare su un mercato ancora più costoso”, ha detto la ricercatrice, dirottando il gas verso paesi come il Pakistan, al fine di ottenere vantaggi, o fare ancora più pressioni all’Europa.