Come vuole la tradizione, i francesi hanno scoperto il volto del loro nuovo presidente alle 20 di ieri sera in televisione. Questo secondo turno di elezioni è la cronaca di una vittoria annunciata: Emmanuel Macron rimane all’Eliseo per i prossimi cinque anni avendo ottenuto, secondo le prime stime, il 58,8% dei voti contro il 41,2% di Marine Le Pen. Dopo la gioia della vittoria e la gloria sulla spianata del Campo di Marte al suono degli inni europeo e nazionale, il neoeletto presidente di “tutti i francesi” dovrà rapidamente convincere e riunire una popolazione fortemente divisa intorno a un progetto comune, che deve dimostrare molto in fretta di non essere quello degli ultimi 5 anni. 



I francesi hanno rifiutato di affidare a Marine Le Pen il loro futuro, ma anche se il suo punteggio non è la “vittoria folgorante” di cui si è subito vantata, è comunque un punteggio superiore al 40%, che aggiunto al tasso di astensione di oltre il 28,2% fa temere che il “voto di sbarramento contro l’estrema destra” non sarà sufficiente per evitare non solo una coabitazione e il rischio di immobilismo nelle riforme, ma anche un’opposizione nelle strade.



Al J+1 (il giorno dopo il grande giorno, ndr), per molti cittadini che hanno votato più per rifiuto che per speranza e convinzione – gli elettori di Jean-Luc Mélenchon in particolare – le promesse delle ultime due settimane e l’opportunistico cambio di tono dovranno rapidamente cedere il passo a un programma chiaro e credibile portato da Macron. Per dimenticare il “tout sauf Macron” e l’avversione quasi epidermica di alcune persone nei suoi confronti, il nuovo presidente dovrà non solo riconquistare la fiducia perduta, ma anche convincere la gente sulla nuova “pratica del potere” dichiarata durante il dibattito del 20 aprile. 



Il suo progetto per il futuro, se non condiviso da tutti oggi, dovrà almeno essere ascoltato e accettato per evitare il blocco del Paese nei prossimi mesi. La “postura di ascolto e di ampia ambizione” evocata da Macron negli ultimi giorni dovrebbe, se non convincere delle sue intenzioni, almeno rassicurare i 2 francesi su 3 che non vogliono dargli la maggioranza all’Assemblea nazionale perché hanno l’impressione non solo di non essere stati ascoltati durante il precedente mandato, ma di essere ancora una volta i grandi perdenti di un ricatto democratico. Sul Campo di Marte, Macron ha assicurato che “nessuno sarà lasciato a piedi” e che “anche la rabbia e i disaccordi devono trovare una risposta”.  

A 44 anni, l’ex banchiere d’investimento ed ex ministro dell’Economia di François Hollande diventa il primo presidente della Quinta Repubblica ad essere rieletto al di fuori della coabitazione. Era già stato il più giovane presidente della Repubblica nel 2017 dopo la sua elezione a soli 39 anni. Aveva sorpreso all’epoca venendo eletto dopo una campagna segnata dal “né di destra né di sinistra” e la creazione di un movimento, En Marche, che aveva scosso il tradizionale predominio dei repubblicani e dei socialisti. 

Ora inizia un nuovo mandato con la scomparsa della sinistra socialista e il crollo della destra repubblicana, ma con i partiti di estrema destra e di estrema sinistra forti e frustrati per aver ancora una volta, da entrambe le parti, perso per poco le elezioni e desiderosi di non lasciare i pieni poteri alla République en Marche.

Il 12 e il 19 giugno i francesi torneranno alle urne per eleggere i loro deputati per quello che è noto come il “terzo turno delle elezioni presidenziali”. Alle ore 20, Macron è stato rieletto. Alle ore 20.01, la rabbia era già cristallizzata nei discorsi dei sostenitori dei candidati eliminati al primo turno. Ieri sera Le Pen e Mélenchon, che chiede la nomina di se stesso a primo ministro, hanno già lanciato la campagna in vista delle elezioni legislative per bloccare il progetto di Macron. 

La vittoria del nuovo presidente dovrà subito essere segnata dalla modestia e dalla lungimiranza, per trovare un ampio consenso e calmare una popolazione che ha riversato la propria rabbia e opposizione nelle urne. Il futuro sarà una vera sfida per Macron, che ha promesso di “reinventarsi con un nuovo metodo per migliorare la vita dei francesi”. Il difficile, per lui, comincia adesso.

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