Marisa Laurito ospite della nuova puntata di “Affari Tuoi viva gli sposi“, il varietà condotto da Carlo Conti su Rai1. L’attrice di cinema e teatro si è raccontata a cuore aperto in una lunga intervista concessa a Il Corriere della Sera parlando della famiglia, ma anche dei colleghi Renzo Arbore e Luciano De Crescenzo. L’attrice parlando proprio della famiglia ha detto: “papà Nino, operaio specializzato delle Ferrovie dello Stato, era molto severo. Per fortuna io ero maggiorenne, appena compiuti 21 anni, sennò non mi avrebbe mai dato il consenso! Lui voleva che, dopo aver concluso le magistrali, mi sposassi e facessi tanti bambini”.
Il padre, infatti, desiderava per la figlia un futuro come maestra come ha raccontato la Laurito: “quando ero ancora adolescente, il pomeriggio dopo scuola mi mandava alla sede del Partito comunista a fare lezione agli operai. Per carità, un’esperienza irripetibile, quella di improvvisarmi maestrina: un po’ recitavo già, davanti a quegli uomini adulti. Però non avevo mai tempo di giocare, non potevo uscire da sola, ma sempre accompagnata. Mio padre era davvero, sia pure nel senso buono, un patriarca”.
Marisa Laurito: “con Renzo Arbore era tutto improvvisato”
In realtà Marisa Laurito ha in mente altre cose come la recitazione. Il primo provino arriva con il grande Eduardo De Filippi a cui si è presentata con il monologo finale di Donna Concetta in “Non ti pago”: “lui mi ascolta attento e, alla fine, mi dice: “Seguitemi in camerino”. Pensai che volesse dirmi in disparte che ero stata una schifezza, per non sputtanarmi davanti agli altri. All’epoca non sapevo che Eduardo non era attento a certe delicate sottigliezze”. E’ l’inizio di una grandissima carriera per l’attrice che durante la sua straordinaria carriera ha lavorato con tutti i più grandi dello spettacolo italiano. Tra questi c’è anche Luciano De Crescenzo su cui ha raccontato: “mi chiedo come non ho fatto a innamorarmi di Luciano: era colto, intelligente, sapeva fare tutto. Tra noi una grande amicizia, però litigavamo come cane e gatto quando andavamo insieme a vedere le partite del Napoli”. Poi l’incontro con Renzo Arbore: “lo conobbi grazie a Luciano, ma in quel periodo io ero primadonna al Bagaglino, a Roma, e approdare a Quelli della notte, in una banda di sciamannati, per me fu un tuffo nel buio: era tutto improvvisato, un cazzeggio continuo, era tutto un gioco in cui i primi a divertirsi, prima ancora del pubblico, eravamo noi… e riuscimmo persino a beccarci una accusa di blasfemia”.