Matteo Martari è l’ispettore di polizia Marco Corvi nella fiction “Bella da Morire” in onda domenic 29 marzo 2020 in prima serata su Rai 1. L’attore e modello è tra i protagonisti con Cristiana Capatondi di una serie in cui si parla di temi di attualità come il femminicidio e la violenza sulle donne. Intervistato da Tv Sorrisi e Canzoni l’attore ha parlato del suo ruolo, quello dell’ispettore Corvi, soffermandosi sulle cose che non gli piacciono del suo personaggio: “la gelosia. Una cosa lontana da me al momento, ma non in generale nella mia vita. Limitata e gestita in modo intelligente e consapevole, infatti, può essere un segno di amore. Quando sei legato tanto a un persona, essere un po’ gelosi è positivo. Ma da ragazzino, dai 14 fino ai 17 anni, l’ho vissuta malissimo”. Anche Matteo in passato è stato un uomo geloso, un sentimento da cui ne è uscito in un particolare momento della sua vita: “sono guarito quando ho capito che più cerchiamo di controllarla, più peggioriamo la situazione. Essere gelosi è controproducente, si ritorce contro noi stessi e allontana le persona che ci sta accanto. Invece bisogna ragionarci e passarci sopra, anche se è difficile”.



Matteo Martari: “detesto riguardarmi”

Matteo Martari ha poi confessato di non amare riguardarsi in tv dopo che ha recitato in una serie o film. Non solo, ha anche precisato di essere fiero di tutti i ruoli finora interpretati: “sono orgoglioso di tutti i ruoli che ho interpretato e di tutti quelli che farò. Però ho un grosso problema: detesto riguardarmi. Se in una scena ci sono io mi distraggo e perdo il filo del racconto. Quindi devo rivedere la puntata due o tre volte per raggiungere il giusto distacco e godermela”. L’attore si è poi soffermato sul tema principale della serie “Bella da morire” facendo un’attenta riflessione sul femminicidio: “chiamo così qualunque forma di violenza fisica ma anche verbale verso una donna. È la prima volta che tratto questo tema in una fiction che lo approfondisce e ne racconta le diverse sfaccettature. Mi ha reso ancora più sensibile verso l’argomento. Credo che educare a questi temi possa essere una delle soluzioni per risolvere il problema”. Infine un appello indirizzato a tutti gli uomini: “mi sento di dire che con la calma e con il dialogo si possono raggiungere risultati eccezionali. Bisogna imparare ad ascoltare, rispettare e amare queste creature magnifiche, portatrici di vita, che sono le donne. Ma vale per tutti”.

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