New York City, Sunday morning, domenica mattina. A due passi dal Madison Square Garden, a distanza di un colpo d’occhio dall’Empire State Building, nel freddo e nel ghiaccio che attanagliano la città da settimane, si celebra una Messa. Niente di speciale, detto cosi. New York è una metropoli di tradizione cattolica e di chiese ce ne sono (quasi) ad ogni angolo. Niente di speciale se non si trattasse della Messa del New York Encounter, quell’esplosione di bellezza (fatta di tutto quel che può esistere in una vita vera) che sta agitandosi questo weekend nel cuore della Grande Mela.
Sul palco, ancora tutto vestito della scenografia dell’Annuncio a Maria presentato sabato sera (una casa – cosa c’e’ di più accogliente di una casa?), una combinazione unica: un Vescovo da Santiago del Cile, una dozzina di sacerdoti provenienti da vari stati Usa e paesi, un coro Gospel. Il Vescovo è Sua Eccellenza Fernando Chomali, Ausiliare di Santiago del Cile. I sacerdoti sono amici di Comunione e Liberazione. Il coro, quello della Parrocchia di San Carlo Borromeo, Harlem. Tutti qui per il New York Encounter. Non in una chiesa. Siamo all’Hammerstein Ballroom, teatro prestigioso e storico.
La “casa” è li, sull’immenso palco, l’altare al centro, i sacerdoti sulla destra ed il coro a sinistra.
Almeno un migliaio di persone sono convenute per questa celebrazione, pronte a trascorrere l’intera giornata visitando le mostre, assistendo all’affollato programma di conferenze, mangiando qualcosa nella caffetteria allestita da basso o prendendo uno snack al “Lavazza Coffe Shop”.
S.E. Chomali guarda con curiosità e ammirazione questa strana cosa che sta succedendo, ed offre – cosi ci dice – l’unico vero dono che ha da darci: far sì che il pane e il vino diventino corpo e sangue di Nostro Signore. A queste parole alcuni tra le fila del coro di Harlem rispondono con un appassionato “Amen!”, cosi come fanno – e sanno fare – solo loro. Le parole del Vescovo sono semplici e vibranti, tutte centrate sulla testimonianza della fede portata al mondo. Proprio come il nostro New York Encounter.
E il coro? Il coro ….”spacca”! E’ quantomeno curioso vedere come coloro che assistono alla Messa rispondono al trasporto con cui gli amici di Harlem “pregano cantando”. Pregano con la voce, con il loro muoversi ritmico, con il battito delle mani. Dapprima, chi non c’e’ abituato, resta un momento perplesso, ma ci vuol poco a cedere di schianto al vigore trascinante di questo modo di esprimere la fede. Venticinque donne di colore nei loro gowns (quegli abiti che tutti i Gospel singers usano ….come nei film) bianchi, neri e argento, di ogni età e razza, tutte le possibili variazioni di colore che la carnagione umana (scura) può avere, dal profondo nero al nero pallido, voci esili e gentili da rubarti l’anima o vocioni da spaccarti il cuore…
Guardo la faccia del Vescovo …in Cile certamente non si fa cosi ….guardo le facce dei nostri Gospel singers mentre il Vescovo parla …neanche ad Harlem si parla cosi …guardo il volto dei mille presenti ….nelle loro parrocchie non si fa né cosi né in altro modo… ci sono anche tante religiose e religiosi che certamente non hanno mai partecipato a niente del genere, ma non possono fare a meno di battere le mani in piena letizia e – perché no – con le lacrime agli occhi… Ma questo è il New York Encounter, questo incredibile melting pot dentro il melting pot che già New York è di per sé.
In fondo non c’è niente da inventare. Basta osservare con curiosità e desiderio le mille forme in cui il cuore di tutti cerca di esprimere quell’insopprimibile bisogno di felicità che anima ogni nostro gesto.
Il NY Encounter non è altro che questo: accade che per strada, lungo il cammino della vita, si trovino un Vescovo Cileno, un Gospel Choir e mille persone che vogliono vivere qualcosa. E molto di più.
(Riro Maniscalco)