A Storie Italiane il drammatico caso di Ludovica, una bimba operata a 3 mesi per un problema congenito al cuore e che da quel giorno è rimasta tetraplegica a causa di gravi danni cerebrali post operatori. Oggi la piccola ha 6 anni e fra le altre cose è affetta da gravi crisi epilettiche che la colpiscono nel sonno. I genitori, Angela e Alessandro, chiedono di poter ottenere un risarcimento per il gravissimo danno subito, anche perchè le spese per curare la piccola Ludovica sono altissime: “Chiediamo che venga fatta giustizia, a Ludovica è dovuto”, dice il papà della piccola negli studi di Storie Italiane. “Non siamo stati informati subito del quadro clinico post operatorio della bambina, ogni giorno subito dopo l’intervento avevamo la possibilità di telefonare in reparto e nelle ore successive all’intervento ci riferirono che il quadro clinico fosse sotto controllo”.
E ancora: “Una veggente che si trovava in terapia intensiva mi ha allarmato con una telefonata e da lì ho capito che qualcosa non andava”. In primo grado le due dottoresse imputate sono state assolte e domani ci sarà la sentenza d’Appello. “La bimba – le parole dell’avvocato della famiglia, Mario Cicchetti – resterà tetraplegica per una scelta sciagurata di cure a cui non è stata sottoposta. L’intervento era andato perfettamente in un’eccellenza italiana e superata questo momento le cure sono state inadeguate e questo è stato riconosciuto dai consulenti della procura”.
TETRAPLEGICA A 3 MESI, L’AVVOCATO: “LA SENTENZA DI PRIMO GRADO DEVE ESSERE RIVISTA”
E ancora: “Alla bimba dovevano sottoporre dei determinati farmaci vasodilatatori per agevolarla nell’attività cardiaca per superare l’operazione. I farmaci che le sono stati dati sono stati riconosciuti dalla Procura come non adeguati”.
Quindi ha ribadito: “Non hanno somministrato farmaci adeguati e inoltre chi doveva tenerla sotto osservazione, invece che farla operare velocemente lo ha fatto dopo 48 ore e ciò ha provocato la tetraplegia che impone ai genitori di assisterla 24 ore su 24. Il nostro appello è riformare la sentenza di primo grado che non può trovare accoglimento nel sistema giudiziario come il nostro”. La mamma della bimba ha aggiunto e concluso: “Non è più vita per noi, doveva essere un intervento di routine. Noi abbiamo anche un bimbo di 8 anni e non è più vita nemmeno per lui”.