Chi dorme non piglia pesci. Lo sa bene Andrea Rosestolato, imprenditore che importa a Milano il pescato di mezzo mondo. Da 2-3 anni a questa parte, il fatturato della sua azienda, la Mediterranea spa, raddoppia. Un’espansione che, prevede lui, continuerà con questo ritmo negli anni a venire.
Eppure la storia di Rosestolato parte da una semplice pescheria in via Sammartini, zona stazione Centrale. “Dove c’era una volta il mercato del pesce”, precisa lui. Aperta dalla famiglia sul finire degli anni Ottanta, serviva ristoranti e cittadini della zona. Un bel mercato, non c’è che dire, anche se limitato.
Tutto bene, fino a quando lo spettro della crisi non ha cominciato a paventarsi. Rosestolato lo ha fiutato nell’aria e ha deciso che era ora di cambiare. Rinnovarsi per non morire. “Si è trattato di stravolgere completamente le nostre strategie. Prima vendevamo pesce fresco e congelato al dettaglio, ma da poco più di due anni ho deciso di importare direttamente in prima persona pesce congelato dall’estero e fare io da distributore per negozi, ristoranti e padroncini. A Milano, ma anche nel resto d’Italia”. Una mossa vincente, alla faccia di chi dice che la crisi non può essere anche un’opportunità. Basta non dormire per pigliare i pesci. “Operando così abbiamo due vantaggi. Il costo, perché importando ho un costo minore, con margine maggiore. E poi l’innovazione del prodotto, perché chi mi vende il pesce in Argentina o in India può farmi quello che voglio io, personalizzandomi l’offerta”.
Cambiare è stato meno traumatico di quanto si possa pensare. “Le conoscenze all’estero erano pregresse, ottenute grazie a esperienze lavorative precedenti. Ciò che serviva era solo avere la struttura finanziaria in grado di sostenere l’attività. Facciamo un esempio concreto: In Italia pago a 60 giorni, vendo a 90. Ho solo 30 giorni di buco. Quando vai all’estero, invece, paghi subito e la merce ti arriva un mese dopo. Ora che incassi passano 90 giorni e lo scoperto può arrivare anche a 4-5 mesi. Ecco perché il sostegno delle banche è fondamentale”.
In questo senso gioca un ruolo fondamentale il concetto di sussidiarietà proposto dalla Compagnia delle opere. “Sono entrato in Cdo perché mi sono accorto che le convenzioni bancarie offerte per casi simili al mio erano molto più convenienti di quelle che avevo in precedenza. Poi però ho scoperto anche altro, che va oltre alle condizioni economiche o alla possibilità di conoscere e stringere affari tra i soci. La Cdo non è solo un’associazione imprenditoriale, ma fra imprenditori che mettono al centro la persona. Una logica che porta valori quali l’etica del lavoro, il gusto di ciò che è bello e bene per tutti”.
La struttura della Mediterranea spa è molto semplice. Come il suo iter lavorativo. “Siamo in sei dipendenti più due agenti esterni. Andiamo in India, Cina, Argentina, Messico in cerca di pesce selvaggio, tutto pescato in oceano e non d’allevamento. Ci riforniamo perlopiù di crostacei e mollame (aragoste, gamberi, scampi, polpi…), che sono poco pescati in Italia. Quindi stocchiamo il grosso in un magazzino generale fuori Milano. Da lì parte la distribuzione in tutta la Penisola (perlopiù a grossisti), mentre su Milano abbiamo il nostro magazzino storico di via Sammartini, dove lavoriamo il prodotto per soddisfare le richieste locali”.
Risultato? Il fatturato della pescheria è rapidamente raddoppiato. Toccando prima gli 800mila euro, poi andando oltre il milione e mezzo nel 2009. “E per il 2010 crediamo di poter superare quota 3 milioni. Continuando poi il trend nell’anno successivo”. Con la crescita servirà forse ampliare il numero dei dipendenti. “Probabilmente sì, soprattutto nel comparto amministrativo”, conferma Rosestolato.
Assumere una posizione di forza sul mercato di Milano non è facile. La distribuzione al dettaglio del pesce è in mano a piccoli agenti, cui non servono alti margini di guadagno. “Io li chiamo i padroncini. Sono ditte anche di singole persone che portano il pesce a 20-30 ristoranti. Molti comprano da me per 10 e vendono poi per 11. Devono giusto guadagnarsi la giornata. Questo impedisce alla grossa distribuzione di dominare il settore”. Per fortuna il mercato milanese resta comunque florido a dispetto della crisi. “I prodotti alimentari si vendono sempre, specialmente il pesce, che ora non è più servito solo da ristoranti di altissima qualità, ma un po’ da tutti. Milano ha la fortuna di ospitare spesso fiere e grandi eventi, così il settore della ristorazione va bene”.
E di riflesso anche quello di chi la rifornisce. “Per noi il discorso vale di sicuro. Per i padroncini, però, qualche problema c’è stato con la crisi. Perché le banche concedono credito con meno facilità e le commesse bisogna pagarle. Ecco perché ho cercato di venire loro incontro, essendo molti miei clienti storici. Come si fa? Avendo più pazienza e concedendo loro credito”.
D’altronde i rapporti umani restano di primaria importanza anche nel lavoro da imprenditore. “Quando ho cominciato a sentire aria di crisi, ho avvertito i miei clienti più fidati dicendo loro di continuare a fidarsi della Mediterranea spa e invitandoli ad aiutarci reciprocamente. La risposta è stata positiva: non abbiamo perso nemmeno un cliente”.