Dalla strada all’imprenditoria. La vita di Joel Ramirez è di quelle che si raccontano nei film. Una storia che ha come sfondo Milano e come protagonista un immigrato peruviano armato di grande volontà, che non ha ancora intenzione di mettere la parola fine alla sua parabola ascendente. Troppo presto per far scorrere i titoli di coda, direbbero al cinema. E poi il bello viene proprio adesso.
Joel arriva in Italia nel 1992, insieme alla moglie. Ha 28 anni e una grande voglia di lavorare. “Abbiamo lasciato il Perù con l’idea di fare sacrifici, mettere da parte un gruzzolo di soldi e tornare poi a casa con una condizione di vita migliore”, racconta a 18 anni di distanza. Allora non sapeva ancora che la sua casa sarebbe diventata Milano.
I primi tempi in Italia sono duri. La famiglia Ramirez si accorge subito che l’Europa non è l’Eldorado. “Non conoscevamo nessuno e non parlavamo italiano. Siamo arrivati con un visto turistico pensando di trovare lavoro e sistemarci, ma non era così semplice”.
Per fortuna però c’è chi tende una mano agli altri in questo mondo. La coppia trova aiuto nelle case di accoglienza gestite da religiosi. Cominciano a masticare un po’ d’italiano, trovano qualche lavoretto. Sempre impieghi precari, ma meglio di niente. “Ogni mattina ci mettevamo in fila sperando ci fosse qualche opportunità per noi. Di solito si trattava di curare anziani o persone malate. Lavori che però non erano duraturi e dopo poco tempo si tornava al punto di partenza”.
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I mesi passano, i visti scadono. Joel e sua moglie diventano immigrati clandestini. Ma non mollano, tengono duro. “Così era ancora più difficile trovare chi ti dava un lavoro. Vivevamo alla giornata, facevamo sacrifici. Poi le cose si complicarono ulteriormente con la gravidanza di mia moglie”. Con una figlia in arrivo e una donna incinta a carico, Joel deve raddoppiare gli sforzi.
Ma è proprio in questo momento delicato che prende una decisione cruciale per il proseguo della sua vita: non tornerà più in Perù e l’Italia sarà la sua nuova casa per sempre. “Ho pensato alla mia bambina e mi sono convinto che il suo futuro sarebbe stato migliore qui. Mia moglie era d’accordo e siamo rimasti”. Appena dopo la nascita della figlia, Joel trova finalmente un impiego fisso. Presso una casa di Monza. “Mi prendevo cura dell’anziano papà malato e i figli mi permisero di trasferirmi lì con moglie e bimba al seguito”.
Il definitivo passo verso la stabilità arriva con un foglio di carta prezioso come oro. “La famiglia dell’anziano mi mise in regola e ottenni i permessi di soggiorno”. Inizia così una nuova vita. La signora Ramirez dà alla luce un altro bambino e la famiglia lascia Monza per tornare a Milano. Ma stavolta in una casa tutta loro, anche se in affitto. Joel fa di tutto: operaio in una ditta di assemblaggio, magazziniere all’ospedale Sacco, muratore. Impara tanti mestieri. Poi viene assunto a Jobbing, nota cooperativa specializzata in multi-service.
“Ho iniziato come operaio e con il lavoro duro, pian piano, ho ottenuto gradi sempre maggiori. Fino a diventare supervisore, dopo anni di sudore. Di più però non potevo salire di livello”. A Jobbing Ramirez impara a gestire i clienti, il personale, le fatture. È pronto per il grande passo: mettere in piedi un’azienda tutta sua.
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Nel 2007 nasce la Rami Service, impresa che si occupa di pulitura impianti, portineria, manutenzione degli immobili e più in generale di facility management. Joel la fonda con un socio italiano. Lui si occupa dell’attività, l’altro ha compiti più commerciali e fornisce il supporto tecnico in fase di avviamento. Il primo anno serve a farsi conoscere. Ma già nel 2008 arriva il salto di qualità. “Nel 2007 chiudemmo il bilancio con un fatturato di 66mila euro, ma già l’anno successivo arrivammo a 400mila euro. Nel 2009 il picco più alto: oltre 700mila euro”.
Un boom che Joel spiega con grande naturalezza: “Il segreto è pensare in grande. Quando ho avviato l’attività, non avevo in mente di gestire 4 o 5 uffici e condominii. Ma volevo creare una realtà grossa e importante come Jobbing. Ancora adesso ho questo sogno”. Un sogno che spesso è turbato però da un incubo: quello della crisi. “È un periodo difficile, i clienti non investono più come prima e noi lo stiamo avvertendo sulla nostra pelle. La concorrenza poi non sempre è leale: c’è chi fa lavori in nero, mentre noi siamo in regola al 100%”. In regola, come tutti i 35 dipendenti della Rami Service. O la certificazione UNI EN ISO 9001:2000. Alla faccia di chi dice che gli immigrati in Italia non amino le regole.
Joel però non si sente straniero. Anzi. “I miei figli tra un po’ diventeranno maggiorenni e sceglieranno come prima cittadinanza quella italiana. E la volete sapere una cosa? Anche io mi sento più italiano che peruviano”.