Paolo Mei, Paolo Mei & il Circo d’Ombre è il progetto del musicista siracusano Paolo Mei, deus ex machina della rassegna itinerante Rocketta, che ha avuto il merito di portare in Sicilia alcuni degli artisti indipendenti italiani più interessanti (Andrea Appino degli Zen Circus, Bud Spencer Blues Explosion, Criminal Jokers…) e che già da un po’ “esporta” quelli siciliani nel continente (Albanopower, Music for Eleven Instruments…).

L’anno scorso, la sua attività di promoter è stata premiata al Meeting delle Etichette Indipendenti (MEI) di Faenza, dove è stato selezionatore musicale per la Festa della Mescal (etichetta che lanciò Bluvertigo, Massimo Volume, Subsonica…). Sempre come dj, ha allietato le platee nei concerti di Nada; Giant Sand; Blonde Redhead; Linea 77; Meganoidi; Giardini di Mirò e ha diviso la consolle con Alessio Bertallot, Morgan e Alex Kapranos dei Franz Ferdinand.

Dal 2008 – come presidente del Circolo Arci La Factory di Siracusa – ha garantito al pubblico isolano oltre 150 concerti (tra cui artisti del calibro di Robben Ford, Erlend Oye dei Kings Of Convenience, Joe Lally dei Fugazi, Paul Gilbert, Pall Jenkins dei Black Heart Procession…).

Come leader dei Matildamay – band fra le più in vista della scena catanese nel cuore dello scorso decennio – ha partecipato ad importanti festival e si è esibito in numerose città italiane, aprendo anche per gli Afterhours, fra gli altri; ha duettato con Joe dei La Crus (dal vivo) e Cesare Basile (in studio).

Insomma, un vero e proprio “uomo del Rinascimento”, uno che le cose le fa per davvero.

Forte di questo background di tutto rispetto, Mei – col suo Circo d’Ombre – si tuffa oggi in una miscellanea sonora che frulla beat italiano e soffuse sonorità easy listening, canzone d’autore e dense atmosfere noir, il tutto con arrangiamenti magniloquenti che non cedono – però – a ridondanti barocchismi. I testi, poi, sono un must: sapore ironico dal retrogusto amaro, spleen esistenzialista e una patina di malinconico sarcasmo dietro l’angolo.

L’EP – interamente autoprodotto e supportato dal collettivo artistico siciliano L’Arsenale – vede la partecipazione di alcuni preziosi ospiti, la cui personalità musicale è un valore aggiunto alla brillantezza delle canzoni.

Ad accompagnarlo in questo excursus – composto da quattro deliziose tracce – musicisti d’esperienza, già noti agli appassionati di musica “pensante”: Lorenzo Urciullo (Albanopower, Colapesce), con cori e chitarre in Un giorno qualunque; Pierluigi Ballarin (voce e chitarra dei bresciani The Record’s), che presta la sua sei corde in L’età; Peppe Sindona (già bassista per Mario Venuti, oggi con Albanopower e Colapesce) e Salvo Distefano (già trombettista negli Aretuska di Roy Paci), fra i tanti amici che figurano nel cd.

Il piano di Alberto Minnella introduce il lavoro e suo fratello Salvo – alla batteria – tira fuori un groove sbarazzino, figlio dei sixties: ecco L’età, in cui i fiati dal mood tropicale smaltiscono l’atmosfera stropicciata – da night metropolitano – che aleggia sul pezzo e che s’inserisce nel solco tracciato dal primo, immediato, album di Morgan; di Oggi come va e del suo riuscitissimo video ho già scritto su queste pagine e l’impressione è confermata: una batteria ben in vista è il tappeto su cui si muove furtivo il “vampiro” Mei, con la stessa naturalezza con cui – da perfetto dandy della canzone – tira fuori un pop semplice e lineare che “morde al collo” senza scampo; non resta che correre a rivedersi il video…

Una fumosa balera – frequentata da agghindati gangster – pare ospitare Cambiano le idee, il pezzo più composito dell’EP: l’interpretazione di Mei è in linea con l’aria cinematografica del brano e brilla nello specialvocale, di sponda con l’elegante lavoro chitarristico di Valerio Vittoria; Un giorno qualunque chiude movimentata la serie: sembrano i Baustelle, ma il chorus per nulla scontato, la sempre originale chitarra di Urciullo e la tromba puntellante di Distefano restituiscono la giusta personalità al tutto.

È un biglietto da visita incoraggiante, ideale apripista per un album.

Così come si fa bene ad ascoltare, parlare e scrivere dei vari Le luci della centrale elettrica (e le nostre pagine ne sono testimoni), Brunori Sas, Dente – tutte eterogenee e sfaccettate facce della renaissancecantautorale italiana – sarebbe altrettanto opportuno puntare i riflettori su questo ragazzo, che fa e dice molto e da tempo: guardatelo, nell’azzecatissima copertina dell’EP, imprigionato dal cavo del suo microfono… Non sembra affatto soffrirne, stretto in un abbraccio evocativo e iconografico, però voi fategli(vi) un favore: liberatelo nel vostro stereo… 

 

(Giuseppe Ciotta)