La ‘ndrangheta pianifica un attentato al procuratore Nicola Gratteri. La notizia è stata pubblicata oggi dal Fatto Quotidiano, ma a Catanzaro non era passata inosservata la tensione attorno al palazzo di Giustizia, in particolare le nuove auto nella pattuglia che scorta quotidianamente Gratteri, senza contare i controlli più scrupolosi per l’accesso agli uffici. Ma nessuno forniva spiegazioni, anche perché in pochi sapevano delle nuove minacce ricevute dal procuratore. Emergono ora, dopo la scelta del nuovo procuratore capo della Direzione nazionale antimafia. Gratteri era in lizza, ma Giovanni Melillo era favorito, quindi l’esito ha rispettato le previsioni.

Il procuratore di Catanzaro, che ora potrebbe valutare di correre per il Csm, forse non voleva che quella notizia influisse sulle valutazioni o che qualcuno potesse anche solo pensarlo. Questa la confidenza fatta da una persona a lui vicina. Ora comunque c’è preoccupazione, perché le minacce ricevute da Nicola Gratteri sono gravi e serie. La ‘ndrangheta reggina teme che i propri affari siano a rischio. Non quelli in Italia, ma quel flusso di capitali che si muove all’estero, tra Stati Uniti, Canada e America del Sud e non torna in Italia.

SOTTO SCORTA ANCHE LA FAMIGLIA. IL COPASIR…

I vertici, dunque, avrebbero rivolto minacce pesanti nei confronti del procuratore Nicola Gratteri. Sarebbero state captate conversazioni che hanno causato l’allarme proprio dall’estero. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, il piano della ‘ndrangheta sarebbe in stato avanzato. L’obiettivo sarebbe quello di attaccare Gratteri nel tragitto che percorre ogni giorno per recarsi in procura. Non filtra altro, ma la minacce è così grave che tra le auto blindate che scortano il magistrato da qualche settimana ce n’è pure una dotata di bomb jammer, un dispositivo che inibisce le frequenze gsm, che potrebbero servire a far esplodere gli ordigni. Sono sotto scorta anche la moglie e i due figli di Nicola Gratteri.

Stando a quanto appreso dall’Agi, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) era all’oscuro dell’allarme giunto dall’estero, però sono stati rapidamente attivati i canali istituzionali per ottenere dettagli e sollecitare le opportune misure di sicurezza, che erano state già rafforzate nelle scorse settimane. Adolfo Urso, presidente del Copasir, ha chiamato Gratteri per esprimergli solidarietà. «Nell’occasione ho ribadito l’impegno del Comitato sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, a tutela della Sicurezza nazionale. Siamo tutti consapevoli di quanto importante sia la risposta comune delle istituzioni, la storia ce lo insegna», ha twittato.