In Perù le proteste contro il nuovo governo si sono infiammate nelle ultime ore nella città di Cuzco, importante centro turistico del Paese. La rivolta dei manifestanti è stata particolarmente violenta e ha causato solo nella giornata di ieri 17 vittime e numerosi feriti. Un poliziotto è stato trovato morto, bruciato all’interno della sua auto in un’imboscata compiuta dai manifestanti.
Altrettanto violente sono state le reazioni delle forze dell’ordine, con spari sulla folla, come riferiscono alcune organizzazioni umanitarie. La presidente Dina Boluarte, insieme ai ministri di Difesa e Interno, si trovano sotto inchiesta per genocidio, avviata dalla Procura generale. Nel frattempo, il Parlamento ha votato la fiducia al governo e l’ex presidente continua a sostenere i manifestanti, pubblicando un inequivocabile tweet sul suo profilo, nel quale scrive: “Le persone morte nel tentativo di difendere il Paese dalla dittatura golpista, saranno ricordate per sempre nella storia del Perù”.
Scontri in Perù: presidente Dina Boluarte indagata per genocidio
La rivolta in Perù prosegue ormai da più di 30 giorni, precisamente dal 7 dicembre, giorno in cui l’ex presidente Castillo aveva tentato un golpe per cercare di mantenere il potere, poi fallito, concludendosi con l’arresto e una condanna a 18 mesi di carcere. I manifestanti ora chiedono il rilascio di Castillo e non riconoscono l’autorità della nuova presidente Dina Boluarte. La rivolta popolare prosegue senza sosta, lasciando il Paese nel caos. Gli episodi di violenza e i duri scontri tra manifestanti e polizia hanno fatto salire il bilancio delle vittime a 45, con numerosi feriti anche in gravi condizioni.
Nelle ultime ore è stato annunciato dalla Procura Generale peruviana l’avvio ufficiale di un’indagine per gravi violazioni dei diritti umani nei confronti sia della presidente, che di tre dei suoi ministri: Alberto Otárola, Víctor Rojas, e Jorge Chávez. I reati contestati sarebbero, oltre al genocidio, omicidio colposo e lesioni gravi. Questo alla luce delle violenze nelle manifestazioni precedenti, ma soprattutto dei fatti avvenuti nella giornata di ieri, quando, durante gli scontri che hanno provocato 17 morti, sarebbero stati accertati gravi abusi da parte delle forze dell’ordine, che avrebbero sparato direttamente alla testa dei manifestanti, come riferito dal primario della terapia intensiva dell’ospedale di Juliaca.