Dopo le vacanze pasquali la campagna elettorale rientra nel vivo e Walter Veltroni, dopo il minimo salariale di 1.000 euro al mese per i lavoratori precari, propone un aumento delle pensioni attraverso la “leva fiscale”.
Infatti, secondo il leader del Pd, già da luglio sarà possibile aumentare le pensioni degli italiani: i pensionati over 65 che prendono 25.000 euro annui, usufruiranno di un “bonus” fiscale di circa 400 euro, sempre all’anno. L’aumento scende tra i 250 e i 100 euro per i redditi tra i 25.000 e i 55.000 euro. Non saranno toccate le pensioni minime (sotto gli 8.000 euro l’anno) già “riviste al rialzo” dal governo Prodi.
Un ulteriore aiuto alle pensioni potrà arrivare da una novità che introdurrà l’Istat, vale a dire la pubblicazione di un indice del costo della vita delle famiglie dei pensionati. Un altro meccanismo punta invece a collegare l’aumento dei redditi dal lavoro, e quindi la crescita economica del Paese, alla crescita delle pensioni.
I soldi necessari per questo intervento (stimato in 2,5 miliardi di euro l’anno) potranno arrivare dal cosiddetto “tesoretto”, vale a dire dall’extragettito fiscale raccolto nel corso del 2007.
I soldi necessari per questo intervento (stimato in 2,5 miliardi di euro l’anno) potranno arrivare dal cosiddetto “tesoretto”, vale a dire dall’extragettito fiscale raccolto nel corso del 2007.
Il parere di Cazzola a ilsussidiario.net – Proprio sulla copertura di questa “manovra” si concentra la principale critica di Giuliano Cazzola, esperto di welfare e previdenza, a cui ilsussidiario.net ha chiesto un parere. «Non conosco bene l’intera proposta di Veltroni – dice Cazzola -, ma le proposte di carattere fiscale sono molto condizionate dalle risorse disponibili, le quali sono a loro volta condizionate dall’entità, ancora sconosciuta, del “tesoretto”».
«Mi pare quindi una cosa abbastanza singolare – prosegue Cazzola – una sortita di questo tipo quando c’è un quadro economico molto precario come il nostro. In ogni caso promesse di carattere fiscale ne ha fatte anche il PdL, e penso che per ridurre la pressione fiscale sotto il 40% abbia in mente non solo misure per i lavoratori, ma anche per i pensionati. Personalmente, però, ritengo che ai pensionati bisognerebbe pensare in altro modo e cioè agendo per migliorare la rivalutazione delle pensioni e sul versante del rapporto con il costo della vita».
Rispetto alla proposta di utilizzare uno specifico indice Istat sulla spesa dei pensionati, Cazzola afferma: «Non sono molto favorevole, perché a questo punto finiremmo per fare gli indici che misurano le situazioni particolari e l’universo dei pensionati è molto complesso. Personalmente preferirei legare l’andamento delle pensioni alla dinamica del monte salari».
La reazione di Brunetta – Secondo il vice coordinatore di Forza Italia Renato Brunetta, «le proposte illustrate dal Pd sono sottostimate nei costi e non hanno indicazioni adeguate per quanto riguarda la copertura finanziaria, dal momento che gli oneri richiesti sopravanzeranno di almeno un miliardo di euro l’anno l’ammontare indicato».
«La platea dei pensionati ultrasessantacinquenni – aggiunge Brunetta – è sicuramente molto più ampia di quella presa a riferimento nei calcoli del Pd, soprattutto perché la manovra tende a coinvolgere (considerando le fasce di reddito
interessate) almeno il 98% dei trattamenti pensionistici vigenti».
«Ma l’obiezione più rilevante alle proposte del Pd – sottolinea Brunetta – è ancora un’altra. Esse non affrontano la questione strutturale riguardante le pensioni liquidate: i criteri della rivalutazione allo scopo di difendere non solo il potere d’acquisto ma il valore nel tempo.Il Pdl ha avanzato precise proposte in merito: a) applicare ai trattamenti i tassi dell’inflazione reale con riliquidazione semestrale; b) garantire la partecipazione delle pensioni alla produttività collegandone l’evoluzione alla dinamica delle retribuzione dei lavoratori attivi. Senza questi correttivi, i benefici di carattere fiscale saranno sempre incerti, perché affidati all’andamento più generale dei conti pubblici».
L’opinione di Baldassari – Il capogruppo di An alla Commissione bilancio del Senato, Mario Baldassari, ci va più “pesante”: «Certamente – afferma – Veltroni è un grande esperto di pensioni visto che a 52 anni lui già ce l’ha per oltre 5.000 euro al mese. Dopo di che resta il fatto che l’unica soluzione per garantire il potere di acquisto delle pensioni nel tempo è quello di indicizzarle al costo reale della vita dei pensionati, e non certo all’indice medio nazionale dell’inflazione, che non incide nella borsa della spesa dei pensionati». Un’apertura quindi all’utilizzo di uno specifico indice Istat per i pensionati, che per Baldassari dovrebbe basarsi principalmente su cinque voci: alimentari, medicinali, assistenza, casa e bollette.
(Foto: Imagoeconomica)