Per rilanciare il sistema-Paese e accrescerne la competitività servono scelte condivise su politiche che siano di lungo corso. E questo a prescindere da chi governa o da chi vince le elezioni. Lo sostiene il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che questa mattina ha visitato a Buttrio lo stabilimento delle acciaierie Danieli.
Competitività – Napolitano ha chiamato in causa il ruolo della politica nel creare le condizioni indispensabili per lo sviluppo del Paese e la sfida della competitività. «Non importa il ruolo che di volta in volta hanno le forze politiche, quali sono al governo e quali all’opposizione, perché ritengo che quando parliamo di competitività e in definitiva di futuro del sistema-Paese bisogna assolutamente trovare la strada per alcune fondamentali scelte condivise, per alcune politiche volte ad elevare la competitività del sistema, per politiche che non siano di breve periodo ma che abbiano una loro condivisione e continuità». Il Presidente ha sottolineato che per l’Italia «c’è un problema di competizione, di azione, di gruppo, di settore e anche di sistema. Qui il discorso investe le istituzioni nelle quali sono le forze politiche». Napolitano sostiene che chi sta al governo e chi all’opposizione insieme debbano lavorare nell’interesse del Paese con politiche condivise che rilancino la competitività.
Scelte condivise – Anche in vista dell’imminente sfida elettorale, il capo dello Stato ha ribadito il suo auspicio: «Spero che questa strada delle scelte condivise per elevare la competitività del sistema possa essere intrapresa e nei limiti delle mie competenze e responsabilità farò di tutto perchè queste esigenze siano riconosciute».
Le «risorse del Paese» – Secondo Giorgio Napolitano non tutti i politici e gli esponenti della classe dirigente sono consapevoli delle risorse del sistema-Italia: «Questo è un errore da non compiere perché l’Italia ha realtà eccellenti che io vado in giro a scovare e a valorizzare ma che sono note solo a una parte degli italiani. Guardando queste realtà possiamo congiungere preoccupazioni e sfiducia che non sono termini in contrasto tra di loro». Per il Presidente è “fisiologica” un po’ di preoccupazione perché «il futuro sarà fatto di sfide ancora più difficili, ma guai a trarre dalla preoccupazione motivi di sfiducia e di perdita di speranza. Su questo in Italia siamo piuttosto in bilico. Infatti sappiamo bene che ci sono molti italiani, anche della classe dirigente e della classe politica che non sono sufficientemente convinti e consapevoli della ricchezza delle risorse e non si fanno carico dei problemi che è indispensabile affrontare perché queste risorse siano messe a frutto».