La formazione del nuovo governo ha un nodo cruciale sul futuro ministro della Giustizia. Sembrava certa la nomina di Elio Vito, ma in queste ore si fa largo anche l’ipotesi di Marcello Pera, che Silvio Berlusconi ha incontrato ieri prima di lasciare Roma per il ponte del primo maggio. «Stiamo lavorando a 360 gradi per mettere in campo la migliore squadra possibile. Inutile quindi per ora fare nomi» si è limitato a dire il Cavaliere dopo l’incontro.



La candidatura di Elio Vito è sembrata blindata per giorni. Piace, al Cavaliere, la “capacità politica” dell’ex capogruppo e al tempo stesso le idee chiare su come muoversi in territorio di toghe, codici e riforme della giustizia. Ma, a quanto pare, l’incarico a Vito significherebbe, per dirla in poche parole, “barricate subito con i magistrati”. Pera, invece, sembrerebbe più indicato, visto che nel 1999 fui lui ad ispirare la riforma costituzionale del “giusto processo”. E nel 2001, per qualche giorno, si parlò ancora di lui per l’incarico di Guardasigilli. Sarebbe l’uomo giusto, con le necessarie competenze e l’adeguato savoir faire per gestire via Arenula in questa legislatura. Berlusconi sta facendo pressing, in queste ore, anche su Claudio Scajola ma l’ex ministro continua a dire no. A lui vanno più che bene le Attività produttive.



Se, dunque, perderà il dicastero della giustizia, il neo premier sta comunque pensando di assegnare a Vito i Rapporti con il Parlamento, incarico a cui era destinato Paolo Bonaiuti che invece conserverebbe il vecchio ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria. Ai Beni culturali è dato per sicuro Sandro Bondi.
Pare invece superata almeno la questione riguardante An. Via dello Scrofa aveva opzionato almeno tre ministeri, più uno senza portafoglio, che però si sono ridotti a due dopo la “presa” del Campidoglio da parte di Alemanno, in base al principio che la poltrona di sindaco della Capitale peserebbe almeno come due ministeri. Così al Welfare al posto di Gianni Alemanno sarebbe ora destinato Sacconi (Pdl) e ad An resterebbero la Difesa (Ignazio La Russa) e le Infrastrutture (Altero Matteoli).

Più “semplice”, pare, il resto del mosaico. Berlusconi avrà a disposizione dodici ministeri con portafoglio, quattro senza, e altre 44 caselle da riempire con sottosegretari e viceministri. Una squadra da sessanta posti come stabilisce la Finanziaria. I posti assegnati sono Difesa (La Russa, An) e Infrastrutture (Matteoli, An), i quattro riservati alla Lega (Interni a Maroni, Riforme a Bossi, Attuazione del programma a Calderoli, Politiche agricole al giovane Luca Zaia), gli Esteri a Frattini e l’Economia a Tremonti. Bonaiuti e Letta sottosegretari.

Quasi pronto anche il mosaico dei “promessi” quattro ministri donna: Stefania Prestigiacomo sembra destinata alla Salute, Adriana Poli Bortone alle Politiche comunitarie e Maria Stella Gelmini all’Istruzione. Rosi Mauro, dovrebbe invece essere nominata vicepresidente del Senato. Per il quarto posto il ballottaggio è quindi tra Mara Carfagna e Maria Vittoria Brambilla.

(Foto: Imagoeconomica)