Domenica il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ha dichiarato al Gazzettino che entro questa settimana verrà pubblicato l’elenco completo con nome, cognome e stipendio dei sindacalisti «distaccati» e dei beneficiari di permessi nelle amministrazioni pubbliche.
L’«operazione trasparenza», avviata con questo severo provvedimento da parte del ministro, sembra essere il primo passo per risolvere il problema del «distaccamento». Occupare un impiego pubblico e allo stesso tempo far parte dell’organizzazione sindacale ha spesso prestato il fianco a una condotta irresponsabile da parte dell’impiegato – il sindacalista «distaccato» appunto – o quantomeno ambigua.
Non sono pochi i casi in cui in ragione degli impegni sindacali, l’impiegato si sentiva giustificato a «distaccarsi» dal suo posto di lavoro, non occupandosi effettivamente della sua mansione e percependo comunque il regolare stipendio con annessi contributi ed eventuali progressioni economiche. Così, allo scopo di fermare l’emorragia, Brunetta ha predisposto per il breve periodo un primo sistema di controllo e di salvaguardia del normale dipendente. Se queste persone traevano doppio beneficio dalla duplice carriera, per lo Stato hanno significato una spesa ingente e, quel che è peggio, a fondo perduto: oltre a pagare a vuoto il posto del «distaccato», per anni ha dovuto assumere altre persone per supplire alla vacanza del posto.
Secondo le stime del 2006, su 700mila dipendenti del settore pubblico con un mandato sindacale, 3.077 sono i «distaccati». I sindacalisti della scuola rientrano nella categoria con più di mille distaccamenti. Negli enti pubblici non economici (Inps, Inpdap, Inail) è distaccato un dipendente ogni 260 e nei ministeri uno su 462, che sono peraltro quelli che guadagnano più degli altri, in media 27mila euro a testa. Il costo totale per lo Stato italiano è stato (sempre nel 2006) di 125 milioni di euro.
Ed ecco altri numeri: sono state calcolate nel 2005 ben 475.508 ore di assenza del settore pubblico per riunioni sindacali con un costo sociale di 8.749.000 euro e 8.400.000 ore di permesso al mese a disposizione dei delegati sindacali in tutti i settori, pubblico e privato, con un costo pari a circa 154milioni di euro al mese per il sistema Italia.



(Foto: imagoeconomica)

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