Il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria a Strasburgo, ha approvato la risoluzione presentata dai gruppi del centrosinistra e liberaldemocratici che boccia le misure di emergenza nei campi nomadi italiani proposte dal ministro Maroni (compresa quella relativa alle impronte digitali dei minori), con 336 voti a favore, 220 contrari e 77 astenuti. Una richiesta di rinvio del voto, presentata dal Ppe, era stata precedentemente respinta dalla maggioranza dell’aula.
Nel testo si esortano le autorità italiane «ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori e dall’utilizzare le impronte digitali già raccolte in attesa dell’imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione, in quanto questo costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica». L’assemblea ha anche approvato una proposta di modifica presentata dal gruppo di destra con la quale si fa riferimento alla risoluzione approvata dall’Europarlamento a gennaio nella quale si sollecitano gli Stati Ue a risolvere il problema dei campi «illegali» dove non c’è igiene o standard di sicurezza e dove «un alto numero di bambini rom muore per incidenti domestici».
Il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi conferma però la posizione del Governo: «noi abbiamo un diritto-dovere che è della politica italiana e del governo: tutelare la dignità dei minori dei bambini spesso sfruttati dal racket, qualsiasi azione del nostro governo è tesa soltanto a salvaguardare la dignità dell’infanzia, soprattutto di quelle decine di migliaia di bambini sfruttati. Ho ribadito agli eurodeputati italiani la nostra posizione che è in linea con l’Unione europea. Tutta la nostra posizione, in particolare quella che riguarda le impronte, è mirata soltanto a una situazione d’emergenza. Vogliamo capire quanti sono, dove sono, come vivono questi bambini, qual è il loro stato di scolarizzazione, di salute». Ronchi ha sottolineato che il ministro Maroni è pronto al «confronto costante con la commisione Ue per ascoltare e aprirsi a tutti i contributi. Partendo da un dato: noi abbiamo il diritto-dovere morale prima che politico di tutelare e difendere il bambino».