L’Abruzzo è davvero la terra di corruzione, malaffare e mazzette dipinta all’indomani dell’arresto del governatore Ottaviano Del Turco? O, piuttosto, c’è un Abruzzo fatto di uomini impegnati a costruire quotidianamente il bene per le loro famiglie, per le persone a loro affidate e per le comunità nelle quali vivono, il solo Abruzzo dal quale ripartire? È questa seconda certezza il cuore del giudizio diffuso dalla Compagnia delle Opere Abruzzo Molise sulla difficile situazione che si è creata nelle ultime settimane, dopo che le manette sono scattate per mezza giunta regionale accusata di aver ricevuto tangenti dall’imprenditore della sanità privata Enzo Angelini.
Un giudizio chiaro, dal titolo “Il vero volto dell’Abruzzo”, al quale si affiancano ipotesi concrete per rimettere in moto una comunità demoralizzata e incredula, nella quale «in tanti si chiedono in cosa un cittadino possa ancora sperare e se, oggi, ci si possa ancora fidare di qualcuno», e dove inevitabilmente tende a fare capolino «un sentimento di disgusto verso la politica e le sue istituzioni. E invece, per la Cdo, non bisogna arrendersi «a chi presenta al mondo una regione allo sfascio. In Abruzzo esistono uomini e donne, imprese profit e non – anche nella sanità -, servizi pubblici, associazioni di volontariato e tante altre realtà sociali che costruiscono giorno per giorno, attraverso fatti concreti, il bene comune». “Guardare” è dunque la prima parola d’ordine: Ora più che mai occorre guardare a tutte queste persone che sono il volto più vero dell’Abruzzo per continuare a sperare e a costruire per un progresso autenticamente umano».
Dopo aver sgombrato il campo da un possibile equivoco – «Non è nostro compito ergerci a giudici, né tantomeno pensare di separare, in modo manicheo, i buoni dai cattivi» – Cdo Abruzzo Molise dice che «abbiamo bisogno di persone che sentano addosso la responsabilità di costruire, cercando, amando e servendo il positivo presente». Uomini che, in altri termini, «spinti dal desiderio di bellezza, di giustizia e di verità che grida nel fondo del cuore, sono disposti anche a fare grandi sacrifici per la costruzione di una società rispettosa della persona». Questo desiderio, vera origine di ogni impresa umana, rappresenta la seconda ipotesi di lavoro suggerita dalla Cdo, alla quale se ne affianca una terza: riportare al centro di tutto l’educazione. Il desiderio dell’uomo – si legge ancora nel giudizio – ha bisogno di essere educato. Quindi, la vera questione anche per l’Abruzzo è l’emergenza educativa richiamata da Benedetto XVI. Noi vogliamo dare il nostro contributo insieme a tutti coloro che riconoscono questo come bisogno prioritario: una educazione intesa come introduzione alla realtà totale, per poter cogliere con uno sguardo più aperto il significato delle cose e degli eventi, per poter dare un contributo positivo al bene comune».
(Piergiorgio Greco)