«Sento il bisogno di dire qualcosa in questo particolare momento». Con queste parole il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha introdotto il suo breve incontro con l’ANMIL, l’Associazione di mutilati e invalidi sul lavoro, davanti ai giornalisti presenti, sottolineando l’eccezionalità del momento e la necessità di un cambio di atteggiamento per garantire l’equilibrio istituzionale.
«L’interesse del paese – che deve affrontare seri e complessi problemi di ordine economico e sociale – richiede che si fermi la spirale di una crescente drammatizzazione, cui si sta assistendo, delle polemiche e delle tensioni non solo tra opposte parti politiche ma tra istituzioni investite di distinte responsabilità costituzionali. Va ribadito che nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento, in quanto poggi sulla coesione della coalizione che ha ottenuto dai cittadini-elettori il consenso necessario per governare. È indispensabile che da tutte le parti venga uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche, e che quanti appartengono alla istituzione preposta all’esercizio della giurisdizione, si attengano rigorosamente allo svolgimento di tale funzione. E spetta al Parlamento esaminare, in un clima più costruttivo, misure di riforma volte a definire corretti equilibri tra politica e giustizia».
Quindici righe in tutto, per richiamare tutti a un atteggiamento responsabile.
L’appello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano trova la condivisione di Umberto Bossi. Secondo il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, dal capo dello Stato «un richiamo forte ed energico al quale tutti devono corrispondere. In particolare, da ogni passaggio delle parole del Presidente, emerge ancora una volta la centralità del Parlamento. Di questo siamo consapevoli e convinti. È quella la sede nella quale deve condursi un confronto trasparente e leggibile dai cittadini tra le diverse posizioni politiche sia in termini di riforme sia per quel che riguarda le grandi scelte economiche e sociali».
Daniele Capezzone, portavoce del Pdl: «il Presidente ha fatto bene a ricordare cose essenziali, che in altri Paesi sarebbero addirittura scontate: sono gli elettori a decidere le maggioranze parlamentari, e quindi i governi. Ora sta alla magistratura rispettare questo monito e porre fine sia a invasioni di campo delle solite procure sia ad azioni di chiaro segno politico, volte ad alterare gli esiti decisi liberamente e democraticamente dagli elettori».
Voce stonata, quella di Antonio Di Pietrom che ha dichiarato: «Non intendo polemizzare con il Presidente della Repubblica, ma intendo riaffermare che anche in questa legislatura ci sono troppi parlamentari in conflitto di interessi con la giustizia, direttamente o indirettamente. Affidare serenamente a questo Parlamento, così composto, le riforme in materia di giustizia sarebbe come affidare a Dracula la gestione del pronto soccorso. Sempre evitando di polemizzare con il Capo dello Stato non posso però esimermi dal riaffermare che i magistrati, quando lamentano l’impossibilità di potere svolgere il proprio lavoro per colpa di norme criminogene che vengono emanate da questo Parlamento, non possono essere zittiti. È come rimproverare i chirurghi che segnalano la mancanza del bisturi in sala operatoria. Prendersela con loro, non risolve la malattia, anzi, porta a morire il paziente, vale a dire la giustizia nel nostro Paese».